Nel 1967 La Pira prende parte a Parigi al Congresso della Federazione Mondiale delle Città Gemellate (FMVJ) (sarà lo stesso La Pira a modificare il nome della Federazione in quello più generale ed espressivo di Federazione Mondiale delle Città Unite).

In tale Congresso, in cui sarà eletto Presidente della Federazione, pronunzia un discorso programmatico in cui riprende il tema già sviluppato al momento del Convegno dei Sindaci delle Città Capitali (…Gli stati non hanno il diritto -con la guerra nucleare- di annientare per nessuna ragione questo patrimonio che costituisce la continuità del genere umano e che appartiene al futuro…) e lo sviluppa assegnado alle città un ruolo positivo: quello cioè di collaborare alla unità del mondo, alla unità delle nazioni: esse vogliono unirsi per unire le nazioni; per unire il mondo. Vogliono creare un sistema di ponti…. Se l’unità delle nazioni non è ancora possibile -si pensi ai grandi vuoti esistenti nelle Nazioni Unite (la Cina!)- noi pensiamo che sia possibile l’unità delle città, il loro collegamento organico attraverso l’intero pianeta. 

(…) Le città unite: l’altro volto -integratore ed in certo modo essenziale- delle nazioni unite (…) realtà destinata a rinnovare, rinsaldandolo alla base ed integrandolo al vertice, l’edificio i ancora fragile ed incompleto delle Nazioni Unite

 

 

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