In questa lettera La Pira spiega lo scopo delle circolari ai monasteri di clausura:
[…] un “ponte” da stabilire fra due sponde, che sono parimenti essenziali alla vita della Chiesa ed a quella della civiltà: la “sponda” della contemplazione e la “sponda” dell’azione; […] un ponte fra queste due sponde, nell’unità delle quali avviene l’attuazione integrale del cristianesimo: due sponde che sono come il riflesso delle due nature di Cristo, quella divina e quella umana: la sponda del Verbo e la sponda dell’uomo!
Questo colloquio serve a chi è inserito nella vita attiva […] questo mondo che è, in certo modo, il mondo dell’azione, dell’attività esterna, del dinamismo incessante, domanda, spesso inconsapevolmente, una cosa sola: l’acqua della grazia, la dolcezza sperimentata dal silenzio, le vitali intuizioni della solitudine, i frutti soavissimi dell’orazione, le delicate e verginali purità della luce interiore. […] Ed ecco allora rispuntare sull’orizzonte della civiltà contemporanea la linea aggraziata e severa, ferma e delicata, dei monasteri di clausura.
Ma d’altra parte esso serve anche a motivare e ad incarnare la preghiera delle claustrali. E, dall’altro lato, cosa domanda il mondo contemplativo? Anche qui la risposta è chiara: domanda di penetrare con il lievito della grazia, con la linfa dell’orazione, con la mitra della penitenza, con la potenza dell’amore nelle strutture più intime del mondo “profano”; domanda di arare e di fecondare l’intiero territorio dell’uomo: vita personale e vita familiare, vita economica e vita sociale, vita politica e vita culturale, tutta la vita umana costituisce l’oggetto di questa domanda incessante: è la domanda medesima di Cristo: si estende tanto quanto si estende l’uomo.
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