L’ipotesi di lavoro di La Pira è quella di Isaia (“forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci”), nel senso che tutta la storia converge in modo misterioso verso il “porto finale” dello shalom del Padre. Compito del cristiano è, per La Pira, leggere la storia umana alla luce della prospettiva che le deriva dalla storia sacra. Questo tema è spesso sviluppato nelle lettere ai monasteri di clausura del mondo.
Per La Pira la “storiografia del profondo” è una chiave interpretativa dei fatti storici e quindi una indicazione per l’azione: in questo passaggio è essenziale la mediazione –laica perché politica, e quindi scevra da ogni fondamentalismo – fatta con gli strumenti propri di questo ambito.
“Il fiume storico della storia avanza irreversibilmente, anche se attraverso anse dolorose, verso la foce della pace, unità e promozione dei popoli. Questo è il punto assiomatico, la stella polare che deve orientare la politica degli stati in questa fase finale (atomica, spaziale, ecologica, demografica) del mondo”.
Qui suggeriamo le seguenti letture:
un discorso del 1962
una lettera a Pino Arpioni del 1968
una conferenza del 1970