Scheda biografica

Nel 2004, nel centenario della nascita di La Pira e in funzione della conclusione della fase diocesana del processo di beatificazione, la Fondazione La Pira ha predisposto un profilo biografico del Servo di Dio, pubblicandolo in un libretto che può essere ottenuto gratuitamente dalla Fondazione stessa (tel. e fax 055.284542 – indirizzo e-mail fondazionelapira@gmail.com).

 

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1904 Nasce il 9 gennaio a Pozzallo (Ragusa) da Gaetano La Pira e Angela Occhipinti, primogenito di sei figli. Il 7 febbraio viene battezzato nella Chiesa Madre “Madonna del Rosario” di Pozzallo. Padrino lo zio Luigi Occhipinti fratello della madre.

1909-1913 Frequenta la Scuola Elementare “Giacinto Pandolfi” di Pozzallo fino alla IV classe. Si trasferisce a Messina presso lo zio Luigi Occhipinti dove termina le classi elementari e prosegue i suoi studi.

1914-1917 Frequenta la Scuola Tecnica Commerciale “Antonello” (I, II, III classe).

1917 Frequenta l’Istituto Tecnico Commerciale “A.M. Jaci” e ottiene il Diploma di ragioniere e perito commerciale. In questo periodo conosce e frequenta un gruppo di adolescenti fra cui Salvatore Quasimodo, futuro Nobel per la letteratura, e Salvatore Pugliatti, futuro Rettore dell’Università di Messina.

1921 Collabora con lo zio Luigi Occhipinti nella sua azienda commerciale, anche al fine di contribuire a mantenersi agli studi.

1922 In un solo anno scolastico prepara l’esame per la maturità classica ed ottiene la Licenza Liceale a Palermo. In questo anno ha l’occasione di frequentare la casa del Prof. Federico Rampolla (suo insegnante di italiano all’Istituto Jaci) che lo aiuta nella preparazione dell’esame di maturità per quanto riguarda il greco e il latino. In casa Rampolla conosce Don Mariano, il fratello sacerdote di Federico. Nasce una profonda amicizia che aiuta molto La Pira sul piano spirituale ed anche culturale, amicizia che proseguirà anche durante il soggiorno romano dei due. Ottenuta la maturità classica si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Messina dove insegna il Prof. Emilio Betti, docente che prende molto a cuore il giovane La Pira. Frequenta tale Facoltà per tre anni accademici fino al 1925. Il Prof. Betti trasferitosi a Firenze invita La Pira a raggiungerlo. A Firenze La Pira frequenta il quarto anno accademico.

1924 La Pasqua di questo anno costituisce per La Pira un momento di grazia particolare, come lui stesso scrive: “Io non dimenticherò mai quella Pasqua 1924 in cui ricevetti Gesù Eucaristico: risentii nelle vene circolare un’innocenza così piena da non poter trattenere il canto e la felicità smisurata”.

1925 Diviene Terziario Domenicano con il nome di Fra Raimondo nel primo nucleo di terziari fondato da Padre Enrico Di Vita a Messina.

1926 Il 30 giugno supera gli ultimi due esami (medicina legale e diritto amministrativo) e il 10 luglio si laurea con la votazione 110/110 e lode con diritto di pubblicazione. La tesi “La successione ereditaria intestata e contro il testamento nel Diritto Romano”, pubblicata dalla R. Università di Firenze presso la Casa Editrice Vallecchi, Firenze 1930, fu dedicata da La Pira “A Contardo Ferrini che per tutte le vie mi ricondusse nella Casa del Padre”. Lo stesso anno l’Università di Firenze lo nomina, su proposta del Prof. Betti, assistente di Diritto Romano e come tale egli svolge nell’anno accademico 1926-1927 un corso di quindici esercitazioni sul Diritto Ereditario Romano.

1927 Partecipa al concorso per il perfezionamento degli studi di Diritto Romano in Italia ed all’estero, vince ambedue le borse di studio ed opta per l’estero. Contemporaneamente l’Università di Firenze gli conferma l’incarico per l’insegnamento della Storia del Diritto Romano, incarico che deve declinare, dopo una breve introduzione di quindici lezioni, a causa della sua partenza per l’Austria e la Germania per la borsa di studio vinta. All’Università di Vienna e di Monaco frequenta la scuola dei professori Wlassak, Woess, Wenger, traendo dal loro insegnamento nuovi elementi della propria formazione negli studi prescelti. Al suo ritorno dall’estero, in novembre, l’Università di Firenze (Istituto di Scienze Sociali “Cesare Alfieri”) gli conferisce l’incarico di Istituzioni di Diritto Romano per l’anno accademico 1928-29. L’11 dicembre riceve l’abito di Terziario Domenicano nella Basilica di San Marco a Firenze, sempre con il nome di Fra Raimondo.

1928 Nel giugno l’Università di Firenze gli conferisce per l’anno 1929-1930 l’incarico dell’insegnamento della Storia del Diritto Greco-Romano: insegnamento che verrà attuato in un corso monografico su alcuni istituti del Diritto dei Papiri. Diviene membro dell’Istituto per la Regalità, di cui era stato insieme ad altri fondatore. “L’Istituto secolare dei Missionari della Regalità di Cristo” è, secondo lo statuto, “una comunità di laici costituita e regolata secondo la Costituzione ‘Provvida Mater Ecclesia’ e il Motu Proprio ‘Primo feliciter’ per una particolare consacrazione a Dio nel servizio degli uomini”. A seguito di questa adesione pronuncia i voti di povertà, obbedienza e celibato nella castità. L’Istituto è inserito nel grande movimento spirituale del Terz’Ordine Francescano, di cui condivide finalità ed ideali. Francesco d’Assisi – e il suo disegno e messaggio di “pace e bene” – diviene un punto di riferimento essenziale e costante nella vita di La Pira.

1930 Il 31 marzo ottiene la Libera Docenza in Diritto Romano.

1933 A 29 anni vince la cattedra di “Istituzioni di Diritto Romano”. Si impegna nell’Azione Cattolica fiorentina e svolge la sua opera di apostolato nelle zone “difficili” dell’empolese. La Pira nutre una particolare stima e devozione nei confronti del Cardinale Elia Dalla Costa, Arcivescovo di Firenze. Stima ampiamente ricambiata. Per lunghi periodi si reca dal Cardinale ogni sera e scambia con lui intenzioni e valutazioni su quanto accade a Firenze e nel mondo. Dal Cardinale Dalla Costa La Pira apprende il “gusto” profondo della Bibbia come unico libro per interpretare la storia di oggi. Nello stesso periodo, più o meno, conosce Don Giulio Facibeni, figura carismatica della chiesa fiorentina, Pievano di Rifredi e fondatore dell’Opera Madonnina del Grappa. Nasce tra i due una profonda amicizia che avrà benefici effetti anche sulla stessa città. Condividono insieme gioie, sofferenze e speranze. A Firenze ci sono tre santi, dicevano i fiorentini, il Cardinale Dalla Costa (la fede), La Pira (la speranza), Don Facibeni (la carità). E non è privo di significato che per tutti e tre sia in corso contemporaneamente la causa di beatificazione.

1934 In questo periodo conosce Mons. Giovan Battista Montini e nasce una profonda amicizia che durerà fino alla morte. Lo stesso Mons. Montini indirizza La Pira da Mons. Raffaele Bensi, che diverrà suo direttore spirituale, confessore ed amico. Ascoltando una riflessione di Don Bensi sulle miserie estreme esistenti nella città, fonda la “Messa di San Procolo” per l’assistenza spirituale e materiale dei poveri. Coinvolge in questo impegno molti giovani, benestanti e no, della città. Tra gli animatori dell’iniziativa il magistrato Renzo Poggi.

1935 Il 3 giugno costituisce la Conferenza di San Vincenzo “San Bernardino da Siena” per la assistenza di scrittori, artisti, artigiani. La Conferenza è composta quasi esclusivamente da scrittori ed artisti, tra i quali Carlo Bo, Piero Bargellini, Nicola Lisi, Giovanni Papini, Pietro Parigi.

1936 È accolto nella Comunità Domenicana di San Marco e gli viene assegnata la cella n° 6 “luminosa e silenziosa ma fredda e disadorna” come scrive Padre Cipriano Ricotti. Durante la permanenza nel convento approfondisce lo studio delle opere di Tommaso d’Aquino attraverso il quale si formerà il suo pensiero e la sua mentalità cristiana.

1937 Fonda una seconda conferenza vincenziana “Beato Angelico”, prevalentemente composta di magistrati e avvocati che si riunisce presso la Libreria Editrice Fiorentina retta dai fratelli Vittorio e Valerio Zani.

1939 Diviene ufficialmente “Donato” Domenicano nel Convento di San Marco. Fonda e dirige “Principi”, rivista antifascista che difende il valore della persona umana e la libertà; l’anno successivo il fascismo sopprime la rivista e La Pira, ricercato, è costretto a nascondersi.

1943 Dopo il 29 settembre, giorno della perquisizione nazi-fascista del Convento di San Marco alla ricerca di lui e di Padre Coiro, si ritira a Fonterutoli (Siena) presso la famiglia Mazzei. La polizia fascista individua questo rifugio e La Pira è costretto a nascondersi in un sobborgo vicino, Tregole, dove per il freddo e l’umidità contrae una forte bronchite. Nei tre mesi di permanenza a Fonterutoli si consolida la conoscenza e l’amicizia con Fioretta Mazzei. Un’amicizia preziosa, profonda, fondata su una comunione di pensiero, di intenti, di spiritualità. Il 17 novembre giunge al Convento di San Marco il mandato di cattura per La Pira. Informato da Padre Cipriano Ricotti a Fonterutoli dichiara: “Non ho odiato né ucciso nessuno. In Te, Domine, speravi non confundar in aeternum“. L’8 dicembre lascia definitivamente la zona di Fonterutoli e, accompagnato dall’amico Ingegner Pollicina, Direttore dell’Azienda fiorentina del Gas, con un viaggio abbastanza avventuroso, si rifugia a Roma. L’Ing. Pollicina muore a causa di un bombardamento. La Pira si salva nonostante fosse a breve distanza da lui. Il 30 settembre il Governatorato della Città del Vaticano rilascia a La Pira la tessera personale di riconoscimento n° 4858 quale collaboratore de “L’Osservatore Romano”. Nel periodo romano cambia casa varie volte. Abita in casa Pollicina, dai Rampolla, dalla signora Panicci (dove scriverà la vita di Don Moresco), poi al S. Uffizio ed infine da Monsignor Montini.

1944 Nel mese di settembre rientra a Firenze, appena liberata, e torna ad abitare nel Convento di San Marco. Successivamente, a causa delle frequenti bronchiti, è costretto a lasciare la fredda cella di San Marco e va ad abitare in una camera della Clinica del Prof. Palumbo (suo amico) in Via Venezia. Qui verrà amorevolmente assistito dalle Suore della Misericordia per oltre venticinque anni. Viene nominato Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza dove opera attivamente in favore dei cittadini ridotti in povertà dalla guerra. Chiama a collaborare con lui Don Raffaele Bensi. Sceglie come segretaria Antinesca Rabissi che lo seguirà con fedeltà fino alla morte.

1946 Eletto Deputato alla Costituente, formula con Moro, Dossetti, Basso, Calamandrei, Togliatti, i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica affermando le libertà civili e religiose, il diritto al lavoro, il valore della persona umana. Determinante il suo contributo per l’elaborazione e l’approvazione dell’Art. 7, relativo ai rapporti tra Stato e Chiesa.

1948 Nelle elezioni politiche viene eletto alla Camera dei Deputati e nominato Sottosegretario di Stato al Lavoro nel Governo De Gasperi. Si distingue nel sostenere i lavoratori nelle gravi vertenze sindacali dell’Italia post-bellica. In questo periodo il suo impegno politico si sviluppò in comunione di vita con gli amici Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Giuseppe Lazzati, con i quali fonda la rivista “Cronache Sociali”: qui pubblica alcuni importanti articoli tra i quali, il più noto, “L’attesa della povera gente”. Si dimetterà dal Governo due anni dopo, insieme ad altri esponenti del gruppo dossettiano, per contrasti sul programma economico e delle riforme. Nel periodo di permanenza al Ministero del Lavoro chiama a collaborare con lui, come segretario, un amico prediletto di San Procolo, il dr. Enzo Sarti, che purtroppo morirà giovanissimo.

1951 Interviene presso l’On. Togliatti, in partenza per Mosca, per sollecitare da Stalin una soluzione politica della guerra in Corea. La Pira, nonostante le sue perplessità, accetta, a seguito di forti pressioni esercitate su di lui anche da autorità religiose, di fare il Capolista per la Democrazia Cristiana nelle elezioni amministrative del 10 e 11 giugno. Decisivo per l’accettazione il progetto, che era forte in lui, di dare una risposta concreta e globale alle emergenze nuove della politica soprattutto dopo l’esperienza di governo che seguì quella alla Costituente. In seguito alla vittoria della coalizione quadripartita, La Pira il 5 di luglio viene eletto per la prima volta Sindaco di Firenze, prendendo il posto di Mario Fabiani, che aveva guidato nei quattro anni precedenti una giunta di sinistra. Nella sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore Toscano della Conferenza di San Vincenzo inizia una corrispondenza con tutti i Monasteri di Clausura femminili inviando loro aiuti economici, con la collaborazione del Ministero dell’Interno, per superare lo stato di grande sofferenza dovuto alla guerra.

1952 In piena “guerra fredda” indice i Convegni per la Pace e la Civiltà Cristiana. Convegni che, nelle cinque edizioni, vedranno la partecipazione ufficiale di molte nazioni, compresa la S. Sede, e di intellettuali, cristiani e no, di altissimo livello.

1953 “Non case ma città”: di fronte alla grave crisi degli alloggi, sia per sfratti come per le distruzioni della guerra, nonché per l’arrivo di molti alluvionati del Polesine, La Pira promuove la costruzione di centinaia di “case minime” per far fronte all’emergenza più immediata e inizia e porta a compimento la costruzione del grande, nuovo quartiere dell’Isolotto, che darà un’abitazione bella e stabile a migliaia di cittadini. Lotta per la difesa dei 2000 operai della Pignone e, grazie all’intervento dell’amico Enrico Mattei, Presidente dell’ENI, salva l’azienda. L’intelligente opera di La Pira e di Mattei apre al “Nuovo Pignone” i mercati internazionali. Ogni sabato si reca in visita ai carcerati e, tramite l’amico magistrato Giampaolo Meucci, li assiste anche nelle loro vicende giudiziarie.

1954 Requisisce, trasformandola in Cooperativa, la Fonderia delle Cure messa in liquidazione dai proprietari. Di fronte alle devastanti conseguenze dell’arma nucleare parla a Ginevra, nella sede Internazionale della Croce Rossa, sul valore delle città e pone il seguente interrogativo: hanno gli Stati il diritto di distruggere le città?

1955 Durante questi anni, a Natale e a Pasqua, invia lettere ai ragazzi delle scuole elementari e medie, ai malati e ai “nonni” per parlare della “vocazione” della loro città e per spiegare le realizzazioni dell’Amministrazione e le sue scelte politiche. La risonanza avuta dal discorso di Ginevra lo porta a convocare a Firenze il “Convegno dei Sindaci delle Capitali del Mondo”. Per la prima volta Sindaci del mondo occidentale e di quello orientale si incontrano, si parlano e firmano un patto di pace. Desta particolare attenzione la presenza del Sindaco di Mosca alla Messa solenne celebrata nella Basilica francescana di Santa Croce dal Cardinale Elia Dalla Costa. Durante questa Amministrazione, La Pira promuove i gemellaggi con alcune significative città come Reims e Fez con l’intento di creare un sistema di ponti come strumenti di edificazione dell’unità dei popoli. Nel campo amministrativo in questo periodo si ricostruiscono i ponti alle Grazie e Santa Trinita e si realizza il nuovo ponte Vespucci. Inoltre si realizzano la Centrale del Latte, il nuovo Teatro Comunale, il Mercato Ortofrutticolo di Novoli, l’ammodernamento dei servizi tranviari, della nettezza urbana e idrici.

1956 Il 27 e 28 maggio si svolgono le elezioni amministrative. La lista DC, guidata da La Pira, passa dal 36,24 al 39,29% dei voti. Il PCI perde 12.600 voti rispetto al 1951. La Pira registra un eccezionale successo personale passando dalle 19.192 preferenze del 1951 alle 33.907 preferenze di queste elezioni. Paradossalmente, essendo mutata nel frattempo la legge elettorale, ora rigidamente proporzionale, dai risultati elettorali emerge una situazione nella quale è difficile ipotizzare la formazione di una maggioranza, anche a causa della situazione politica nazionale. Comunque il 3 agosto, alla terza votazione, viene rieletto Sindaco di Firenze. Il 15 maggio La Pira si reca a Venezia per una conferenza e viene invitato a cena dal Patriarca Mons. Angelo Roncalli. Si intrattiene con lui in una lunga conversazione ed essendosi fatto tardi il Cardinal Roncalli trattiene La Pira nel Patriarcato e, in gran segreto, lo fa dormire nel letto “reliquia” di Pio X. Mons. Loris Capovilla, Segretario di Giovanni XXIII, ha rivelato la sera del 6 novembre 1983 a Firenze, che il Patriarca, nel diario che teneva giornalmente, annotò: “Ieri sera sono stato con il Prof. La Pira che io stimo e venero. È un’anima degna di ogni rispetto”.

1957 Il 17 giugno , preso atto della impossibilità di proseguire l’attività, per la mancanza di una maggioranza sufficiente ad approvare il bilancio, La Pira si dimette e con lui l’intero consiglio comunale. Lo stesso giorno viene nominato un commissario prefettizio. Nonostante ciò porta a compimento l’impegno assunto con il Re del Marocco Maometto V a Firenze: chiamare tutti i popoli mediterranei in Palazzo Vecchio per favorire – “spes contra spem” – la loro pacificazione e la loro unione. A questo fine intraprende un pellegrinaggio in Israele, Giordania ed Egitto e compie una serie di viaggi a Parigi, Rabat, Tunisi, Beirut. Il 17 settembre, festa delle Stimmate, accompagna al Santuario della Verna il figlio secondogenito di Maometto V, principe Moulay Abdallah, “per restituire la visita che San Francesco fece al Sultano d’Egitto” e per ricordare il duplice tentativo di Francesco di incontrare il Sultano del Marocco.

1958 La Pira si presenta come capolista per la DC alle elezioni politiche e viene eletto alla Camera dei Deputati. Difende con tutta la città le Officine Galileo. Presenta un disegno di legge per il riconoscimento “erga omnes” dei contratti di lavoro. Nell’ottobre di questo anno si tiene il primo dei “Colloqui per il Mediterraneo”. Per la prima volta arabi e israeliani, francesi e algerini, rappresentati da uomini di cultura e, pur a titolo personale, da personalità con incarichi istituzionali, siedono allo stesso tavolo e affrontano i gravi problemi che dividono i loro popoli. Si può affermare che gli accordi di Evian (1962), che portarono alla indipendenza dell’Algeria, ebbero il loro prologo a Firenze. L’intenzione di fondo di questa iniziativa è quella di creare un’area di pace fra tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, “il grande Lago di Tiberiade”, e di unire i popoli della triplice famiglia di Abramo, ebrei, cristiani, musulmani.

1959 Invitato in URSS, si reca a Mosca, accompagnato dal giornalista e amico Vittorio Citterich, e parla a rappresentanti del Soviet Supremo in difesa della distensione e del disarmo. Incontra gli intellettuali più rappresentativi e affronta anche il problema dell’ateismo di Stato. Prima di iniziare il viaggio a Mosca si reca a Fatima per chiedere la protezione della Madonna e scrive ai Monasteri di Clausura femminili perché lo accompagnino con le loro preghiere.

1960 Il 24 gennaio, di ritorno dal Cairo, si ferma ad Istanbul dove incontra il Patriarca di Costantinopoli Athenagora. Il colloquio verte sull’unità delle Chiese come passaggio indispensabile per l’unità dei popoli e delle nazioni. Il Patriarca Athenagora affida a La Pira una confezione di dolci da consegnare al Papa Giovanni XXIII.

1960-1964 È di nuovo capolista per la DC alle elezioni amministrative di Firenze che si tengono il 6-7 novembre 1960. Ottiene un grande successo personale. Il primo marzo 1961, dopo lunghe trattative tra i partiti, La Pira viene eletto Sindaco per la terza volta alla guida di una delle prime Giunte di centro-sinistra. Per la seconda volta lascia il Parlamento per servire la città di Firenze. In questo periodo si realizzano grandi opere pubbliche e si vara il Nuovo Piano Regolatore che salverà Firenze dalle speculazioni edilizie. Si costruiscono in soli tre anni 17 nuove scuole, il cavalcavia sull’Affrico e la copertura del torrente, i grandi sottopassaggi di Piazza Stazione, la sistemazione di oltre 90 strade private, prosegue la costruzione di alloggi per i senza tetto. Inoltre in questa Amministrazione La Pira promuove iniziative di grande valore politico, culturale e sociale. Propone la costituzione a Firenze dell’Università Europea. Sostiene l’emergenza dei nuovi stati africani, invita a Firenze Léopold Sédar Senghor, poeta e scrittore, Presidente della Repubblica del Senegal, uno dei leader dei movimenti di liberazione. Si reca negli Stati Uniti per sostenere la approvazione della legge sui diritti civili per le minoranze razziali. Promuove i gemellaggi con Filadelfia e con Kiev. Prosegue la sua azione a favore della pace e della unità dei popoli, convoca in questi anni il II, III e IV Colloquio Mediterraneo. Invita a Firenze l’Assemblea plenaria del “Comitato Internazionale per le Ricerche Spaziali”. Conferisce ad U Thant, Segretario Generale dell’ONU, al grande urbanista Le Corbusier, a Pablo Casals, uno dei simboli della opposizione al regime franchista spagnolo, la cittadinanza onoraria di Firenze. Convoca a Firenze la nona sessione della Tavola Rotonda Est-Ovest sul disarmo. Riceve in Palazzo Vecchio Ajubei e la figlia di Kruscev accompagnati dall’Ambasciatore dell’URSS Kozirev. Successivamente Ajubei e consorte saranno ricevuti dal Santo Padre a Roma. Organizza delle conferenze in preparazione del grande evento del Concilio Ecumenico Vaticano II chiamando a parlare teologi di grande livello come J. Danielou, H. Férét, Y. Congar, E. Balducci. Conferenze che vedono la partecipazione di vere e proprie folle. Il 22-23 Novembre 1964 si svolgono le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale. La Pira è per la quarta volta capolista per la DC. Ottiene di nuovo una grande affermazione personale ma il clima politico, ormai deteriorato anche da lotte tra correnti dello stesso partito di maggioranza, lo costringe a ritirare la propria candidatura a Sindaco.

1965 Nel mese di Marzo lascia definitivamente la carica di Sindaco di Firenze. Ma questo non gli impedisce di farsi promotore di una soluzione politica della guerra del Viet Nam. In stretta collaborazione con Amintore Fanfani, Ministro degli Esteri, e con l’Ambasciatore di Polonia Wilmann, si reca a Londra dove alla Camera dei Comuni incontra numerosi parlamentari laburisti con i quali viene concordato di tenere a Firenze un “Symposium Internazionale per la pace in Viet Nam”. Il Simposio si tiene in Aprile al Forte di Belvedere, ad esso partecipano parlamentari e personalità politiche inglesi, francesi, sovietiche, italiane ed alcuni esponenti di organismi internazionali. Il Simposio si conclude con un appello firmato da La Pira e Lord Fenner Brockway e inviato ai governi garanti degli Accordi di Ginevra sul Viet Nam del 1954 e alle parti coinvolte nel conflitto. All’appello risponde Ho Chi Minh, Presidente della Repubblica del Nord Viet Nam, indicando i punti indispensabili per ristabilire la pace. Dopo una meticolosa preparazione La Pira riceve un sostanziale gradimento da tutte le parti in conflitto e quindi, ad ottobre parte per Hanoi, insieme al Prof. Mario Primicerio, attraverso Varsavia, Mosca, Pechino. L’11 novembre incontra il Presidente Ho Chi Minh e il Primo Ministro Pham Van Dong. Torna in Italia con una proposta di pace consegnata ufficialmente al Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU di allora, Amintore Fanfani. L’iniziativa di pace sarà fatta fallire da anticipazioni apparse su giornali statunitensi. La pace sarà raggiunta otto anni più tardi, alle stesse condizioni offerte dalla missione di La Pira, ma al prezzo di immense devastazioni e centinaia di migliaia di vittime.

1966 Si interessa attivamente ai problemi di Firenze alluvionata. Aiuta la città attraverso i suoi rapporti internazionali. Viene invitato ad appositi incontri di solidarietà a Parigi, New York, Montreal e Ottawa. Con la prefazione al libro “Tu non ucciderai” a cura di Fabrizio Fabbrini, ricapitola e chiude le roventi polemiche che si sono scatenate negli ultimi anni attorno alla obiezione di coscienza, che vede Firenze al centro dell’attenzione nazionale per gli avvenimenti che si svolgono, dei quali si ricorda: la proiezione privata del film di Autant Lara “Non uccidere” (1961), la condanna dell’obiettore Giuseppe Gozzini (1962), i processi a Padre Ernesto Balducci (1963) e a Don Lorenzo Milani (1965).

1967 Viene eletto Presidente della Federazione Mondiale delle Città Unite (FMCU) con sede a Parigi. Organizzazione riconosciuta dall’ONU. Conia lo slogan “Unire le città per unire le nazioni”. La Federazione è da lui considerata come l’altro volto istituzionale e integratore delle Nazioni Unite. La “guerra dei sei giorni” scoppiata in giugno tra Israele e gli Stati arabi confinanti porta drammaticamente alla ribalta il problema della pace in Medio Oriente ed evidenzia la crescente autonomia e la rilevanza politica internazionale dei movimenti palestinesi riunitisi intorno all’OLP. Tra il Natale 1967 e l’Epifania 1968 compie lo stesso viaggio-pellegrinaggio di dieci anni prima con le stesse finalità: la pace e i Colloqui. Si reca, insieme a Giorgio Giovannoni, prima in Israele e poi in Egitto dove ebbe lunghi colloqui con il Ministro degli Esteri di Israele Abba Eban, con il Presidente egiziano Nasser e con i Sindaci di Hebron, di Betlemme e i rappresentanti palestinesi di Gerusalemme est nella Cisgiordania occupata.

1968 Partecipa a Tunisi al Convegno mondiale dei giovani della FMCU e tiene un discorso sulla contestazione affermando “I giovani sono come le rondini, vanno verso la primavera”. È l’anno della contestazione giovanile. Segue con particolare attenzione le vicende del Movimento Studentesco. All’Università di Firenze è uno dei pochi docenti non contestati. Si reca più volte a Parigi parlando ai giovani riuniti in Assemblea alla Sorbona insieme al regista Roberto Rossellini. Come Presidente della FMCU è invitato dal Sindaco di Praga a seguire gli sviluppi della “primavera cecoslovacca”, tra i numerosi incontri è di particolare importanza quello con il Ministro degli Esteri Hayeck. L’Università di Firenze lo candida per il Premio Nobel per la Pace.

1969-1970 In questi anni La Pira rende le città aderenti alla FMCU protagoniste del processo di distensione est-ovest aperto con la Ostpolitik di Willy Brandt; a Helsinki, a Stoccolma, a Berlino Est, a Budapest, a Vienna, a Potsdam pone il problema del riconoscimento de iure della Repubblica Democratica tedesca e quello del disarmo nucleare in Europa per aiutare la distensione, la pace e l’unità del continente europeo, incoraggiando a tutti i livelli delle città e delle Nazioni l’apertura dei lavori di una Conferenza paneuropea. Più volte a Parigi, di nuovo a Stoccolma, Helsinki, Mosca, dove ha ripetuti contatti con la delegazione vietnamita per accelerare l’apertura della Conferenza di Parigi per la pace in Viet Nam. A Gerusalemme, Tel Aviv, Betlemme, Hebron espone pubblicamente la “tesi triangolare” (Israele, Palestina, Stati arabi) sulla quale possa essere edificato il vero negoziato per la pace in Medio Oriente. A Leningrado si tiene il Congresso della FMCU durante il quale prende sempre più consistenza il sistema di ponti che lega le città. La Pira propone una nuova struttura dei gemellaggi: i gemellaggi – cooperazione tra città dell’Ovest, dell’Est, del Sud. Nel 1968 una grave crisi investe la chiesa fiorentina con il caso Isolotto – Don Mazzi. Nel momento più delicato di questa crisi, il 3 settembre 1969, La Pira prende netta posizione schierandosi dalla parte del Vescovo, il Cardinale Florit. “Ubi Petrus et episcopus ibi Ecclesia”, con la nota definizione pronunciata pubblicamente da La Pira la questione Isolotto assume una diversa dimensione. La Pira, come sempre nelle sue scelte, privilegia la fedeltà e l’unità della Chiesa ai sentimenti personali anche se ciò comporta sofferenze. Il valore dell’atteggiamento di La Pira nel caso Isolotto, che gli procurò critiche da parte di alcuni amici, fu messo in grande risalto nella dichiarazione che il Cardinal Florit rilasciò in occasione della morte di La Pira : “[…] Non meraviglia, in un uomo del genere, anche la scelta impopolare fatta nove anni fa, quando la chiesa fiorentina e il suo vescovo ebbero a soffrire momenti dolorosi. Lo ebbi vicino, allora, come fratello e ciò mi fu di aiuto a compiere un penoso e faticoso dovere“.

1970 La clinica del Prof. Palumbo di Via Venezia chiude e La Pira si trasferisce presso l’Opera per la Gioventù fondata da Pino Arpioni, il quale era stato suo collaboratore nell’amministrazione comunale e aveva dedicato la sua vita all’educazione cristiana dei giovani. La vicinanza con i giovani rende più lieti e ancora più impegnati gli ultimi anni della vita di La Pira. Accanto all’Opera ha sede “Cultura”, centro di attività politica e culturale retto da Gianni e Giorgio Giovannoni ed editrice di tanti scritti di La Pira. Anche qui la presenza di La Pira è costante e propositiva.

1971 -1973 In questi anni vengono a compimento le “conferenze di convergenza” per cui tanto aveva operato negli ultimi sei anni: a luglio ’73 si apre a Helsinki la Conferenza per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (CSCE); a Parigi si apre la Conferenza sulla fine della guerra e il mantenimento della pace in Viet Nam; a Ginevra si svolge in ambito ONU una conferenza per il cessate il fuoco in Medio Oriente dopo la quarta guerra arabo-israeliana (1973). Infaticabile ancora l’attività di La Pira verso il raggiungimento di quegli obiettivi e numerosi i viaggi: a Mosca, a Varsavia, a Bonn, a Berlino, a Budapest, a Sofia per l’Europa; al Cairo, a Gerusalemme, a Beirut per il Medio Oriente; a New York e nel Quebec (Canada) per il Viet Nam. Si reca anche in Cile nel tentativo di scongiurare il colpo di Stato contro l’esperienza di democrazia socialista del Presidente Salvador Allende. A Houston (USA) partecipa ad un seminario promosso dalla Fondazione de Menyll tra qualificate personalità mondiali della cultura e delle scienze, tra cui alcuni premi Nobel, convocati a discutere per tre giorni sul tema “Progetti per il futuro”. A Zagorsk, in URSS, La Pira incontra il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa Pimen e il Capo Dipartimento per gli Affari Esteri Nikodim. Tema del colloquio l’unità delle Chiese cristiane. Nel dicembre ’73 è a Dakar dove si conclude il mandato di Presidenza della FMCU. La Pira viene confermato Presidente per la terza volta.

1974-1975 Viene invitato a Parigi alla cerimonia per la conclusione degli accordi per la pace in Viet Nam. Mentre segue da Parigi e da Firenze le alterne vicende delle “Conferenze di convergenza”, si dedica con particolare impegno alla situazione politica italiana partecipando attivamente alla campagna per il referendum sul divorzio e seguendo con crescente preoccupazione le scosse destabilizzanti delle trame nere e le prime avvertenze terroristiche delle BR. Alla conclusione della Conferenza di Helsinki (agosto 1975) viene invitato dall’UNESCO in ottobre ad un Convegno dove delinea la rotta della nuova carta di navigazione dei popoli europei (sancita dalla firma apposta dai Capi di Governo nell’Atto finale di Helsinki).

1976 Si impegna fortemente nella battaglia contro l’aborto affrontando il problema non solo dal punto di vista religioso ma anche civile. Il 19 marzo del 1976 “L’Osservatore Romano” pubblica in prima pagina un suo articolo, di grande spessore culturale e religioso, dal titolo “Di fronte all’aborto”. La situazione politica italiana è grave, contestazioni, scandali, terrorismo mettono in pericolo le stesse istituzioni democratiche. Il Segretario Nazionale della DC, Benigno Zaccagnini, chiede di nuovo, con un appello pressante, a La Pira di fare il Capolista a Firenze per le elezioni politiche. La Pira, nonostante i problemi di salute, accetta per continuare la politica del disarmo, unità e pace e per affermare il primato dei valori umani e cristiani in una società sempre più violenta e materialistica. Viene eletto alla Camera dei Deputati con moltissime preferenze ed anche al Senato nel collegio di Montevarchi. Opta per la Camera dei Deputati.

1977 Il sabato 5 novembre, a Firenze, nella Clinica delle Suore Inglesi di via Cherubini, La Pira muore “…nel sabato senza vespri che non conosce tramonti”. Poco tempo prima aveva ricevuto una lettera autografa di Papa Paolo VI. Fu per lui l’ultima grande gioia. Il sigillo finale della Chiesa da lui profondamente amata. La prima benedizione alla salma viene impartita dal Cardinale Giovanni Benelli, Arcivescovo di Firenze, giunto nella camera che accoglieva La Pira pochi minuti dopo la morte. Nella notte, nella stessa camera, viene celebrata la Santa Messa da Don Giuseppe Dossetti alla presenza dei familiari e degli amici più vicini. Dal 6 al 7 novembre, giorno dei funerali, la salma di La Pira fu esposta alla Badia Fiorentina per la Messa di San Procolo e nella chiesa di San Marco. Una processione interminabile di cittadini, amici, personalità di ogni credo religioso o politico giunti da ogni parte d’Italia e, qualcuno anche dall’estero, rendono commosso omaggio a La Pira che, ormai, tutti definiscono come il “Sindaco Santo”. “La piccola bara di La Pira – scrive Monsignor Capovilla – venne sollevata dalle braccia del popolo fiorentino, come era accaduto con Don Giulio Facibeni e col Cardinale Elia Dalla Costa. I piccoli e gli indotti, senza saperlo spiegare, legarono insieme i tre personaggi: un prete, un cardinale, un sindaco, tutti e tre completamente spossessati di sé, delle cose del mondo, tutti e tre autorizzati ad appropriarsi il todo e il nada di San Giovanni della Croce: ‘Per possedere tutto, non possedere nulla di nulla. Per essere tutto, sii nulla di nulla…'”. Il corteo funebre, tra due fitte ali di folla, tocca i luoghi più significativi della vita di La Pira: la chiesa di San Marco, l’Università degli Studi, dove il Rettore Prof. Ferroni, alla presenza di molti docenti, ricorda i suoi meriti di studioso e di docente. Poi Piazza Santissima Annunziata dove, di fronte alla Basilica mariana tanto cara a La Pira, Padre Davide Maria Turoldo recita una preghiera e saluta per l’ultima volta il suo grande amico; San Michelino Visdomini, dove migliaia di volte La Pira aveva salito le famose “scale di Don Bensi” suo direttore spirituale e confessore e dove lo stesso Don Bensi, che più di ogni altro conobbe il suo animo, conferisce alla salma l’estrema benedizione; alla Badia Fiorentina, segno tangibile della sua fedeltà ai fratelli più poveri, dove riceve il saluto di Mons. Bonanni e degli amici di San Procolo; piazza della Signoria, di fronte al Palazzo Vecchio, per tanti anni centro della sua riflessione e della sua azione politica e amministrativa, dove, davanti a varie migliaia di persone, alle massime autorità dello Stato, ai Gonfaloni di molti comuni e dei familiari e parenti, si svolge il saluto ufficiale della città e della società civile con interventi del Sindaco Elio Gabbuggiani, del Senatore Amintore Fanfani e del Prof. Giuseppe Lazzati. L’Orchestra del “Maggio Musicale Fiorentino” accompagna la partenza della salma verso la Cattedrale. In Piazza della Signoria, sede del potere civile, avviene il passaggio della salma al corteo religioso composto da centinaia di Sacerdoti che la accompagnano a Santa Maria del Fiore, polo religioso della città, dove il Cardinale Giovanni Benelli celebra le esequie ed esalta l’aspetto religioso nella vita di Giorgio La Pira. La domenica 6 novembre Paolo VI lo ricorda durante l’Angelus in Piazza San Pietro.

1986 Il 9 gennaio, giorno anniversario della nascita di La Pira, il Cardinale Silvano Piovanelli, Arcivescovo di Firenze, apre nella Basilica domenicana di San Marco il Processo Diocesano per la causa di beatificazione.

2005 Il 4 aprile, nella Basilica della SS. Annunziata, il Cardinale Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze, dichiara concluso il Processo Informativo Diocesano per la Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio. La voluminosa documentazione raccolta nel corso del Processo viene trasmessa alla Congregazione delle Cause dei Santi in Vaticano.

2007 Il 5 novembre, su richiesta della Congregazione per le Cause dei Santi, la salma di La Pira viene traslata nella Basilica di San Marco. La solenne concelebrazione eucaristica nel trentesimo anniversario della sua morte è presieduta dal Cardinale Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

2018 Il 5 luglio viene promulgato il Decreto di Venerabilità riguardante le virtù eroiche di Giorgio La Pira.

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