“Principi”, la guerra, la liberazione

È proprio dagli impegni di carità che nascerà la passione di La Pira per la politica che per lui è un modo più efficace per fare del bene. Molti, all’interno della Chiesa italiana, avevano capito che il crollo del regime fascista era vicino e si doveva preparare una classe politica nuova, in grado di diventare protagonista nella ricostruzione della società: il giovane La Pira occupa un ruolo importante. La Pira partecipa agli incontri clandestini che sin dal 1940 si svolgono a Milano, nell’ambito dell’Università Cattolica, insieme a Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani. In quegli stessi anni, viene invitato spesso ai raduni del Movimento Laureati Cattolici e della FUCI ; quando, nel 1943, a seguito di questa intensa attività viene redatto il “Codice di Camaldoli”, vero e proprio manifesto di impegno politico elaborato da intellettuali e studiosi cattolici, La Pira figura ufficialmente tra gli esperti consultati per la stesura del documento.

Nel 1939 fonda la rivista “Principi”, sulle cui pagine difende in maniera coraggiosa il valore della persona umana e la libertà e che viene soppressa dal regime fascista.
Nel periodo delle persecuzioni razziali si dedica anche ad aiutare famiglie di ebrei a nascondersi nei conventi.
Quando la città è occupata dai nazisti, nel 1943, La Pira, ricercato, si rifugia a Fonterutoli, nella casa di campagna dell’amico Jacopo Mazzei, padre di Fioretta, poi a Roma, in casa di monsignor Giovan Battista Montini, il futuro papa Paolo VI.

In questo periodo tiene corsi di dottrina sociale all’università Lateranense nei quali La Pira sottolinea l’urgenza, per i laici cristiani, di passare dalla preghiera all’impegno sociale: le lezioni saranno poi pubblicati nel volume La nostra vocazione sociale.

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