Madre Reverenda,
ecco i pensieri che mi venivano nel cuore e nella mente ieri mattina mentre assistevo, in San Pietro, alla solennissima cerimonia di apertura della II sessione del Concilio Vaticano II. Anzitutto, Madre Reverenda: è passato meno di un anno dall’apertura del Concilio , (l’11 ottobre, festa della maternità di Maria); Giovanni XXIII che lo ha «pensato», che lo ha aperto e che lo ha avviato verso i più grandi fini della storia presente della Chiesa e del mondo (l’unità della Chiesa, la pace delle nazioni, la illuminazione spirituale dei popoli) è morto (come Mosè morto sul monte Nebo in vista del Giordano e della Terra Promessa: Deut. 34, 1 ss.); Paolo VI è succeduto a Giovanni, XXIII -come Giosuè a Mosè- nella guida della Chiesa e dei popoli; ed eccoci ora (tre mesi dopo la elezione di Paolo VI) all’apertura della II sessione del Concilio.
In apparenza nulla è mutato: la stessa solennissima cerimonia dello scorso anno; tutto l’episcopato cattolico presente in San Pietro (tutte le navi delle Chiese di tutto il mondo attorno alla nave di Pietro); presenti -come lo scorso anno- gli «osservatori» di tutte le Chiese separate di oriente e di occidente (accresciuti, anzi, di numero: e con l’area ampliata anche agli «osservatori» di religioni diverse dalla cristiana); presenti i rappresentanti delle nazioni; presenti migliaia e migliaia di fedeli. Tutto come lo scorso anno, salvo la persona del Pontefice.
Eppure, Madre Reverenda, quale radicale mutamento, in un anno appena, nella storia della Chiesa e del mondo!
Il contesto storico nel quale questa II sessione del Concilio si apre è, infatti, in certo senso, completamente nuovo; ed il perché di questo rinnovamento è facile a precisarsi: perché le porte aperte dalla infinita speranza teologale di Giovanni XXIII hanno già visto passare, in certo senso, i doni davvero «divini» che il Signore, attraverso la Sua Chiesa, desidera fare alla cristianità ed al mondo intiero: l’unità e la pace!
Sì, Madre Reverenda, è proprio vero: l’unità dei cristiani -che sembrava una utopia pensare appena qualche anno fa- è già felicemente passata (in questo senso) attraverso le porte di speranza e di carità aperte da Giovanni XXIII; e la pace delle nazioni -che sembrava utopia pensare sino ad un anno fa- è già felicemente passata attraverso le porte di immensa speranza e di infinito amore aperte da Giovanni XXIII a tutto il genere umano con il Concilio e con la Pacem in terris.

Madre Reverenda,
non sogniamo; registriamo fatti: la duplice serie di fatti -relativi appunto alla unità della Chiesa ed alla pace dei popoli- che la Provvidenza (svolgendo il suo divino disegno di unità e di pace) ha suscitato nel corso di questo anno nella Chiesa e nelle nazioni!
Dobbiamo riepilogare? Le nostre circolari hanno accompagnato -per così dire- passo passo lo svolgimento di questo piano del Signore; hanno « commentato» ad uno ad uno questi «eventi miracolosi» (per così dire) con cui il Signore ha caratterizzato questo brevissimo spazio di tempo che va dall’11 ottobre 1962 al 29 settembre 1963!
Ricorda? L’immensa ripercussione religiosa e civile della Pacem in terris; i discorsi di Paolo VI (di Grottaferrata e del Collegio inglese); la visita del metropolita Nicodemo a Paolo VI; e quell’accordo nucleare di Mosca del 5 agosto 1963, a partire dal quale l’arcobaleno della pace nucleare è finalmente spuntato nell’orizzonte della storia presente e futura del mondo.
«Effonderò un fiume di pace»: eccola trascritta nella storia del o mondo questa soave profezia di Isaia che Gesù ha fatto propria (nel discorso « programmatico»» di Nazareth) e che san Giovanni ha con tanta ampiezza precisato quando ha rivelato alla Chiesa perseguitata l’epoca storica nella quale Cristo risorto avrebbe preso le redini della storia del mondo ed avrebbe regnato da vincitore sopra tutte le nazioni (Apoc. 19,6; 19,11 ecc.).

Madre Reverenda,
certo è questo: la guerra nucleare -la guerra, cioè, distruttrice del mondo; che spezzerebbe in due la terra; che estinguerebbe il genere umano; a struttura e configurazione davvero apocalittica- non si fa!
E questa certezza della pace nucleare fra le nazioni porta una data, quella del 5 agosto (festa di Maria SS.ma della Neve); e porta un sigillo ed un nome: il sigillo del Pescatore e il nome di Giovanni XXIII. È vero: Giovanni XXIII era già morto (due mesi prima) quando l’accordo di Mosca fu concluso; ma non c’è nessun dubbio che quell’accordo nucleare si radicava in Lui; si radicava nella Pacem in terris; si radicava nelle visite dei capi responsabili del mondo che Egli aveva con tanta soprannaturale fiducia ricevuto (si pensi ad Agiubei: cioè, sostanzialmente, allo stesso Krusciov); si radicava nel Concilio da lui, per ispirazione, concepito ed aperto; quell’accordo in una parola, portava il sigillo del Pescatore e il nome di Pietro (di Giovanni XXIII).

Madre Reverenda,
non sogniamo; trascriviamo la realtà: perché è proprio così! L’accordo di pace di Mosca -a partire dal quale data la nuova epoca storica della pace del mondo: epoca di millenni! -è fioritura miracolosa (anche se indiretta) del Concilio; è la risposta che Dio stesso -per così dire- ha dato alla immensa patema speranza di Giovanni XXIII, del Concilio, della Pacem in terris; è un «miracolo» della Chiesa: è il «miracolo» di Giovanni XXIII .
Bisogna avere il coraggio di dirlo: se la pace è fiorita nel mondo, questa fioritura ha (in certo senso) una sola radice: Giovanni XXIII. È vero: il patto di Mosca porta la firma di due: di Kennedy e di Krusciov (i due massimi responsabili della pace delle nazioni); ma l’ispiratore di quelle due firme, colui che ha preso -per così dire- le due mani e le ha amorevolmente « costrette » a firmare è Giovanni XXIII; per essere più esatti ancora: è Cristo stesso -Principe della pace- che ha operato attraverso Pietro (attraverso Giovanni XXIII)!
Quando, nei secoli che verranno, si farà l’analisi di questo punto di genesi della storia nuova del mondo (della pace millenaria delle nazioni) si dirà: -la pace che ebbe inizio il 5 agosto 1963, ebbe per autore un suscitatore di pace che Dio aveva dato alla Chiesa ed al mondo: e questo fu Giovanni XXIII!
Fuit homo missus a Deo cui nomen erat lohannes (come ormai da tempo usa dire quando si parla di Giovanni XXIII: e come Paolo VI ha ripetuto ieri, nel discorso di apertura della Il sessione del Concilio).
Madre Reverenda, noi non abbiamo ancora pensato a sufficienza al significato che ha il dono della pace che il Sigoore -appunto attraverso Giovanni XXIII, il Concilio, la Chiesa -ha fatto al mondo! Quale dono! In questa parola “pace” (a tutti i livelli: da quello interiore delle anime a quello esterno delle nazioni) è riassunta, per cosi dire, la soave volontà del Padre Celeste, e tutto il dono dell’Incarnazione: «Pace in terra agli uomini di buona volontà. annunziano gli angeli a Betlemme sulla culla del Redentore. « L’intenzione finale» di Dio nella storia di Israele, di Gerusalemme, delle nazioni (come si rivela attraverso i profeti) è contenuta in questa parola benedetta: la pace fiorirà in Israele; sarà pace in Gerusalemme; e con la pace fiorirà la terra; fiorirà l’ulivo, il frumento, la vite! .
Quando Cristo nasce vi è pace nel mondo (Augusto a Roma! Ricorda la circolare di Natale 1967?).
Quale dono, Madre Reverenda, Cristo ha fatto oggi, di nuovo, al mondo, costituendo in pace i popoli e le nazioni! Si sa: siamo appena all’inizio, all’alba; ma già è possibile intravedere -malgrado tutto! -lo svolgimento ulteriore di questa «primavera» (Pio XII), di questa «giornata fulgente» (Paolo VI) del mondo! Quali prospettive millenarie davanti a noi! Quali prospettive di progresso civile davanti a noi! Un progresso civile destinato, appunto, a far fiorire la terra ed a dare a tutti i popoli della terra (saremo 7 miliardi fra 30 acni; 15 miliardi fra 50 anni!) “l’olio, il grano, il vino”!

Madre Reverenda, è piccolo dono, cotesto? Non lo diciamo, forse, ad ogni ora del giorno: -«dacci oggi il nostro pane quotidiano» ? Ed ecco la risposta sovrabbondante del Padre che è nei cieli: ecco il pane largamente donato a tutti i popoli della terra (ai miliardi e miliardi di uomini che verranno ad abitare presto il nostro pianeta). Nutrire, dissetare, vestire, dare casa, dare lavoro, liberare, guarire; non è forse, tutto questo, un dono di Cristo fatto anzi a Cristo stesso («L’avete fatto a me»! Mt 25,21 ss.)? Quale dono, Madre Reverenda, il Signore ci ha fatto, col dono della pace! Pace mondiale, pace millenaria; pace «apocalittica» davvero; pace, cioè, che può essere valutata soltanto pensando alla possibile distruzione apocalittica cui il mondo sarebbe andato incontro con la guerra!
Crinale apocalittico: di qua la distruzione del mondo con la guerra; di là la edificazione del mondo con la pace!
È cosa di poco che il Signore -suscitando Giovanni XXIII, il Concilio, la Pacem in terris -abbia indotto i responsabili del mondo a fare la scelta della pace? Quale dono, quale miracolo e non abbiamo ancora a sufficienza -non lo faremo mai adeguatamente!- ringraziato il Signore per questo dono di amore senza risparmio e senza misura!
E si pensi anche a questo, Madre Reverenda: che la fioritura della pace nel mondo non è un fatto (diciamo così) soltanto politico ed esteriore, senza riflessi di immenso valore -in certo modo costitutivi!- per la espansione della grazia e della Chiesa nelle anime e nei popoli.
No: la pace mondiale millenaria, è introduttiva, per così dire, all’avanzata della grazia e della Chiesa nella storia degli uomini! Fa da battistrada a questa avanzata; leva le pietre di inciampo per questo «cammino di Cristo» nel mondo!
E’ come al tempo di Augusto: la pace dei popoli è fiorita; Cristo nasce a Betlemme!
Così oggi!
La pace mondiale è albeggiata: ed è albeggiata pure l’unità della Chiesa; ed è pure albeggiata la nuova illuminazione del mondo (con la crisi inevitabile, già iniziata, dell’ateismo e con «l’inevitabile», già iniziato, ritorno a Cristo della Russia e dei popoli dell’Europa e del mondo).

Madre Reverenda,
ecco perché ho detto all’inizio che questa II sessione del Concilio trova radicalmente mutata, in certo senso, la storia della Chiesa e delle nazioni!
L’unità (iniziale) della Chiesa, la pace (iniziale) delle nazioni, la illuminazione (iniziale) dei popoli hanno già, in certo modo (in modo iniziale), attraversato le porte ad esse arditamente aperte da Giovanni XXIII: spes contra spem!
Paolo VI lo ha detto, sostanzialmente, nel suo grande discorso di apertura: il Signore -Cristo!- ha già attraversato (per così dire) le porte della unità, della pace, della luce, da Lui stesso (attraverso Giovanni XXIII) aperte alla Chiesa ed alle nazioni: aperite mihi portas justitiae!
Si tratta ora -per tutti- di prendere responsabilmente e profondamente coscienza di questi fatti; di precisare e quasi misurare i termini del grande dialogo che Cristo -attraverso la Chiesa ed il Concilio -ha intrapreso a fare, oggi, non solo con tutta la cristianità (l’unità della Chiesa), e con tutti i figli di Abramo (Israele, Ismaele), ma con tutto quanto il genere umano e con tutto il mondo civile odierno (a tutti i livelli).
La. “magna quaestio mundi”, in questa nuova millenaria epoca storica, è, ormai, tutta qui: è solo qui, ormai: è Cristo! «Chi dicono gli uomini che io sia ».

Si sa, Madre Reverenda, quando diciamo queste cose non vogliamo nasconderci i lati di ombra (tanto seria!) che presenta ancora la realtà storica del mondo!
Si sa: chi può disconoscere la triste situazione in cui ancora si trovano -sotto la cappa di piombo dell’ateismo e della « soffocazione» della libertà- i popoli dello «spazio comunista»? Basti pensare -per giungere subito al limite- alla Cina (i vescovi cinesi sono ancora assenti dal Concilio: la sola nazione, in certo modo, assente)! Chi può disconoscere certi disorientamenti spirituali, intellettuali e morali -di fondo!- in cui si trovano i popoli dell’altro versante (quello “libero”) del mondo?
Nessuno -se non è sognatore ed utopista!- può disconoscere tutto questo: ma la questione non sta qui: sta nel riconoscere che, malgrado ciò -anzi, forse a causa di ciò- il Signore ha voluto donare alla Chiesa ed ai popoli il dono di un’epoca storica nuova, nella quale la pace, l’unità e la luce sono destinate -malgrado tutto- a fiorire!
I popoli si volgono gradatamente; lentamente, ma irresistibilmente verso questi doni che il Signore vuol fare e fa effettivamente ad essi!
Ed il Concilio ecumenico -iniziato da Giovanni XXIII e proseguito da Paolo VI- è appunto il segno rivelatore e lo strumento esecutore (in certo senso) di questa volontà del Padre che è nei cieli. Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra!
Paolo VI queste ombre -nel discorso di ieri- le ha messe in luce; non per negare le grandi aperture di Dio verso l’unità della Chiesa, la pace delle nazioni, la illuminazione dei popoli: ma per misurare -per così dire- la profondità e l’ampiezza dell’impegno cui i cristiani ed i popoli di tutto il mondo sono chiamati per adempiere (pregando, riflettendo ed operando) la volontà di Dio nella storia presente e futura della Chiesa e del mondo!
Ecco, Madre Reverenda, come questa Il sessione del Concilio (la sessione di Paolo VI, di Giosuè!) si situa, dopo un anno dall’apertura della I sessione (la sessione di Giovanni XXIII, di Mosè), nel grande contesto e nella immensa prospettiva della nuova epoca storica del mondo.
Passato appena un anno: anzi meno di un anno; e sembra che siano passati mille anni, tanto è stata densa di eventi -causati, appunto, dalla I sessione del Concilio- la storia degli uomini!

Madre Reverenda,
perché questa immensa velocità della storia della Chiesa e dei popoli? La risposta è evidente: lo Spirito di Dio attraversa -come a Pentecoste- la faccia della terra; scuote l’anima dei popoli; ravviva, con luce soprannaturale -malgrado tutto- il volto delle nazioni! Emitte Spiritum tuum et creabuntur et renovabis faciem terrae!
La storia di Dio nel mondo corre veloce; il disegno di Dio nella storia della Chiesa e dei popoli vuole attuarsi -per cosi dire- ad ogni costo! è un disegno di vittoria (Apoc. 19, Il). Torniamo a dirlo: il Concilio è il segno rivelatore ed esecutore insieme di questa vittoria di Dio nella storia degli uomini. Lo Spirito Santo lo ha suscitato -con Giovanni XXIII -, lo ha iniziato, lo ha sviluppato: ha causato gli effetti “miracolosi” della pace del mondo e della unità (in prospettiva) della Chiesa, della illuminazione (in prospettiva) delle nazioni!
La guida del Concilio è mutata (Paolo VI), ma non è mutato il grande cammino iniziato per rinnovare, con la luce della Chiesa, il volto della terra!
Lo ripetiamo, Madre Reverenda, quali eventi e quanti nel corso di questo anno: è cambiato davvero il volto del mondo! Noi, Madre Reverenda, non abbiamo ancora sufficientemente meditato su ciò che di “miracoloso” è avvenuto, durante questo anno, nella storia della Chiesa e dei popoli.
Permetta, Madre Reverenda, che io insista ancora -tanto la cosa è essenziale per capire l’azione di Dio nel mondo!- sul “moto unitivo” impresso dal Signore, in questo anno, alla cristianità e non solo ad essal
Quale autentico miracolo nella storia della Chiesa e dei popoli!
Mi dica: ma chi avrebbe pototo pensare sino al 25 gennaio 1959 (data di “ispirazione” del Concilio) che questo “moto unitivo” avrebbe davvero preso forma organica e sarebbe divenuto -in certo senso -il principio motore di tutta l’azione della Chiesa?
Ci voleva l’ispirazione davvero impensabile di Giovanni XXIII per dare inizio a questo «movinlento di unità» nella Chiesa e nel mondo!
E mi dica: chi avrebbe mai pensato, sino ad un anno fa, che la Chiesa di Mosca (è la Chiesa orientale fondamentale: ha non meno di 150 milioni di fedeli; le altre Chiese patriarcali -come Costantinopoli, Alessandria, Atene, ecc. -sono Chiese con pochi milioni di fedeli) sarebbe stata la prima, la più sollecita ad entrare -diciamo così- nell’orbita di questo “moto unitivo”?
Ella lo comprende, Madre Reverenda: chi dice Chiesa russa dice pure una certa situazione politica tanto complessa e difficile; come pensare che le maglie di un tessuto tanto fitto si sarebbero rotte così facilmente? Eppure questa rottura è avvenuta (le porte della prigione di Pietro -ricorda?- si sono miracolosamente aperte!) e la Chiesa russa ha fatto approdo a Roma (pensi alla visita del metropolita Nicodemo a Paolo VI, il 15 ottobre, festa dell’Addolorata).
Ed ora tutte le Chiese orientali sono in movimento; le navi orientali sono già partite, per così dire, per approdare a Roma! Non sono questi autentici miracoli? Mirabilia Dei? Basta guardare questi eventi controluce: nella luce, cioè, delle Sacre Scritture (dei salmi, della storia intiera di Israele) per vedere chiaramente che siamo proprio nell’orbita della storia sacra: la storia, cioè, che lo Spirito Santo stesso disegna ed attua! «Sarò con voi tutti i giorni sino alla consumazione dei secoli», le come Paolo VI ha di nuovo richiamato -fondamento della fede!- nel suo discorso di ieri!
Noi siamo spesso distratti: non ci accorgiamo di questi miracoli del Signore; passiamo miracolosamente il Mare Rosso; passiamo miracolosamente il Giordano; entriamo miracolosamente in Gerico; siamo miracolosamente vincitori; eppure non ci accorgiamo, come dovremmo -per ringraziare, per amare, per adorare! -, di questi interventi vincitori, miracolosi, di Dio (proprio nei nostri giorni) nella storia della Chiesa e del mondo.

Madre Reverenda,
quando diciamo queste cose noi ne parliamo quasi con conoscenza sperimentale; noi siamo stati -in qualche modo- testimoni più diretti di questi miracoli! Ricorda? Proprio da dieci anni noi chiediamo al Signore questi «miracoli»; ed abbiamo visto passare davanti al nostro sguardo eventi che ci hanno impressionato davvero! Basta andare indietro con la memoria a rileggere le circolari!
A quali porti è già pervenuta la nave della Chiesa! Ora essa ha toccato anche Israele ed Ismaele (chi l’avrebbe mai pensato qualche anno fa?); il «moto unitivo» della Chiesa (la preghiera del Signore: siano una cosa sola; si faccia un solo ovile!) investe appunto anche Israele, investe anche Ismaele (Paolo VI estende anche ad essi gli «inviti» al Concilio); investe il mondo intiero!
Chi -appena uno o due anni fa -avrebbe mai pensato a tutto questo?
Lo Spirito di Dio avanza: unifica il popolo di Dio (…ut congregaret in unum: Gv. 11, 12); pacifica le nazioni (justitia et pax osculatae sunt); porta la luce di Dio in esse ,(vos estis lux mundi).
E tutto ciò avviene, con estrema celerità in modo tutto speciale da un anno a questa parte: dall’11 ottobre 1962 a questo 29 settembre 1963! In questo primo anno del Concilio!
Lo so, Madre Reverenda: c’è l’obbiezione del «comunismo ateo », del «marxismo ateo» ; della loro estensione geografica e politica che occupa, in qualche modo, circa un terzo della terra!
E tuttavia, Madre Reverenda, permetta che Le dica: -quanti eventi e quali «miracoli» si sono verificati, proprio in questo anno, in questo « spazio avverso », in questo «schieramento nemico»!
Non abbiamo ancora compreso sino in fondo l’opera che lo Spirito Santo -attraverso Giovanni XXIII ed il Concilio- ha compiuto durante questo anno proprio in quello spazio ed in quello schieramento!
Il Signore è «in movimento»; l’arco di Dio scuote quei popoli e li richiama al loro destino cristiano ed alla loro vocazione cristiana!
Non tomo a parlare della Chiesa russa e della visita di Nicodemo.
Desidero accennare ad un fatto: Giovanni XXIII (ed il Concilio) è diventato un punto luminoso di attrazione e di speranza per tutto il popolo russo! La visita di Agiubei a Giovanni XXIII va vista da questo angolo visuale: non atto di furbizia politica, ma atto -malgrado tutto- di invincibile attrazione «storica» verso i lidi della Chiesa e di Dio!
Quella visita, Madre Reverenda, non è stata fine a se stessa: Giovanni XXIII ne aspettava -pregando ed offrendo- un’altra: una visita ulteriore che verrà essa pure e sarà essa pure -anzi essa specialmente- il segno più marcato dei nuovi tempìiJ della storia della Chiesa e del mondo!
Permetta, Madre Reverenda, che a proposito di questi «movimenti di interiore liberazione e maturazione» che si stanno irresistibilmente producendo nello «spazio ateo» io Le citi qalche fatto molto significativo verificatosi proprio nel corso di questo anno (questo anno «miracoloso» del Concilio). Tralascio -ed è pur tanto significativa!- la irreparabile rottura «ideologica» cino-sovietica. Lo schieramento avverso non è più unito: è spezzato in due; anzi, è spezzato in molte parti; la crisi di partiti comunisti si fa acuta ovunque.
Si spezza ovunque -come si spezza il guscio dell’uovo quando il pulcino è nato!- il guscio ideologico marxista; non regge più (malgrado le apparenze contrarie) alla crescita storica che sta verificandosi in tutti i livelli della vita.
Il punto di debolezza massimo è l’ateismo: qui la crisi -se non erriamo- è pervenuta al limite di rottura!
Una prova recentissima, di questo anno? Eccola: il libro di Tendrjakov intitolato Straordinario.
La tela del racconto è questa: è costituita dal fatto «straordinario» della casuale scoperta, in una scuola, del diario religioso di una scolara e della fede cristiana di un professore di matematica! Questi fatti mettono in rivoluzione tutta la scuola, tutte le famiglie, tutto il villaggio!
Ma come, allora quarantasei anni dopo l’inizio della rivoluzione atea di ottobre, Dio turba ancora -ed in quale modo!- la giovinezza russa e l’intelligenza russa!
La grazia di Cristo sconvolge ogni piano: invade le anime, rompe ogni schema, si fa strada in ogni scuola, in ogni casa! Ed allora?
Dopo il clamoroso «caso Pasternak» -autentico grande testimone di Cristo Risorto e in pieno ateismo materialista- questo libro di Tendrjakov dà a pensare davvero: il guscio ateo si spezza; il suo punto di crisi è arrivato; l’azione di Dio è diventata (ci pare!) irresistibile; è il punto di massima debolezza di tutto il sistema: deve cadere; questa caduta condiziona la pace effettiva e l’effettiva unità del mondo!
Cadrà?
Noi lo crediamo, Madre Reverenda; e cadrà presto (almeno cosi speriamo!); ci fa luce su ciò la soave profezia di Fatima: -la Russia si convertirà e vi sarà pace nel mondo.
Certo è questo: in questo anno conciliare l’avanzata della grazia, in questa direzione, è stata (se vista nell’azione di fondo) sconfinata davvero!
E permetta, Madre Reverenda, che a questi segni io ne aggiunga un altro: è fiorentino! Ai primi di settembre (l’8, per la natività di Maria) era a Mosca ed a Zagorski una «delegazione fiorentina» (nostri carissimi amici, animati da spirito soprannaturale e da una meditata visione storica e politica del mondo presente: fra di essi c’era un giovane sacerdote, parroco della parrocchia di Nostra Signora di Fatima, di Livorno). Essa ha posto a tutti i livelli -quale problema essenziale della storia presente della Russia e del mondo- il problema dell’ateismo! «Bisogna spezzare questo schema ateo, cosi infantile e cosi vecchio e cosi dannoso», essi hanno detto a tutti in Russia!
Questo viaggio apostolico -fatto da persone di. alto livello spirituale, intellettuale e anche politico -avrà (noi pensiamo) effetti molto vasti e molto profondi: esso si coordina organicamente al viaggio di Mosca dell’Assunta del 1959! Appartiene -in certo modo- ai «segni dei tempi» ; appartiene all’orbita di Fatima; le sue istanze religiose sono pervenute molto in alto: sino ai vertici delle gerarchie sovietiche!
Tutto ciò ha un senso, Madre Reverenda; appartiene alle cose misteriose del Signore, di Maria: sono cose coordinate coi monasteri di clausura; coordinate con Firenze!
Potrei, Madre Reverenda, parlare di altre cose: di altri fatti significativi verificatisi durante questo anno; ma fermiamoci qui; e concludiamo anche su questo punto: quanti fatti e quali (determinanti davvero) durante questo primo anno conciliare: dall’11 ottobre 1962 (festa di Maria) a questo 29 settembre 1963 {festa dell’arcangelo Michele)!
Mirabilia Dei! Il disegno di Dio, cioè, che si svolge con tanta accelerazione nella storia della Chiesa e del mondo! che si svolge irresistibilmente -malgrado tutto- in vista dell’unità della Chiesa, della pace dei popoli, della illuminazione delle nazioni! Ecclesia Christi, lumen gentium.

Madre Reverenda,
permetta ora che, a chiusura di questa circolare, aggiunga alcune riflessioni relative alla data tanto significativa dell’apertura della II sessione del Concilio: sulla coincidenza, cioè di questa data con la festività di san Michele Arcangelo. Queste riflessioni le facevo in cuor mio, ieri mattina, in San Pietro, durante la cerimonia. Mi dicevo: perché questa coincidenza con la festività di san Michele? è certamente una coincidenza voluta: il Santo Padre -spostando la data di apertura dall’8 al 29 settembre- ha obbedito certamente ad un moto interiore della sua anima! L’anno scorso il Concilio si aprì sotto lo sguardo materno di Maria (Madre della Chiesa e di tutto il genere umano: ecce Mater tua!); quest’anno si apre sotto lo sguardo vittorioso dell’arcangelo Michele, il difensore del popolo di Dio (dell’Israele antico e nuovo: Daniele), il vincitore di Satana (Apoc. 12, 7), Colui che introduce la storia della Chiesa e dei popoli nell’epoca della regaIità di Cristo, di Maria e dei Suoi santi (Apoc. 20, 1 ss.; 14, 6 ss.; ecc). Una ragione soprannaturale (mi sono detto) in questa diversità di data ci deve essere: la Provvidenza non fa mai le cose a caso; anche nei « particolari» del suo disegno c’è una ragione («tutti i capelli del vostro capo sono numerati»); quale può essere stata (mi sono detto) questa ragione che dà un significato specifico a questa data?

Madre Reverenda,
ecco la risposta che mi è venuta in mente. Mi sono detto: prendiamo i due libri ispirati !(Daniele e l’Apocalisse) nei quali è definito il posto che san Michele occupa nel piano di Dio (nel piano storico della grazia e della salvezza) e cerchiamo di vedere «controluce», alla luce, cioè, di questa missione che il Signore assegna a san Michele Arcangelo nella storia della Chiesa e dei popoli: che significato assume, allora -vista in questa luce- la scelta della data di san Michele Arcangelo per l’inizio della II sessione del Concilio?
Si sa: si tratta di una ipotesi; tuttavia è una ipotesi che mi pare tanto bella, tanto illuminante, piena di tanta speranza e di tanta bellezza!
Perché, Madre Reverenda, a me pare che vista nella luce di vittoria, che è la luce caratteristica della missione soprannaturale e storica di san Michele Arcangelo, la scelta di questa data possa essere così interpretata: un « messaggio profetico» di vittoria. Quindi un « messaggio profetico» di sconfitta del demonio e di vittoria di Dio e di Cristo; un messaggio, perciò, di unità per la Chiesa, di pace per le nazioni, di illuminazione dei popoli che san Michele Arcangelo consegna a Paolo VI ed alla Chiesa tutta ed a tutti i popoli della terra, all’inizio della II sessione del Concilio.
Madre Reverenda, un « sogno »? Anche i « sogni» hanno ,(in certo senso) il loro significato nel piano di Dio e nell’avanzata storica di Dio!
Eppure tutto ciò non mi pare un « sogno »: mi pare quasi una realtà!
Perché, infatti, non possiamo fare nostre -all’inizio di questa II sessione del Concilio- le parole di vittoria dell’ Apocalisse? « Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore Iddio onnipotente. Giuste e vere sono le tue vie, o Re delle nazioni. Chi, o Signore, non temerà e non glorificherà il tuo nome? Perché tu solo sei Santo, perché tutte le genti verranno e si prostreranno innanzi a Te, perché giuste si sono dimostrate le tue sentenze» (Apoc. 15, 1 ss.). Il Signore ha preso « le redini del regno» (Apoc. 19, 6).
Annunzio di vittoria, per un verso, ed annunzio di sconfitta, per l’altro verso: « Poi vidi un altro angelo che volava nell’alto del cielo recando la buona novella eterna da annunziare agli abitanti della terra, ad ogni nazione, tribù, lingua, popolo. Egli diceva a gran voce: Temete Dio e date gloria a Lui, perché è venuta l’ora del Suo giudizio, e adorate Colui che fece il Cielo, la terra, il mare e le sorgenti delle acque. Poi un altro, un secondo angelo gli tenne dietro dicendo: è caduta, è caduta la grande Babilonia, quella che a tutte le nazioni ha fatto bere il vino dell’ira, provocata dalle sue dissolutezze» (Apoc. 14, 6 ss.; cfr. Apoc. 18, 1 ss.; 19, 1 ss.; 20, 1 ss.).
Messaggio di vittoria connesso organicamente ad un messaggio di sconfitta: la vittoria di Cristo risorto, Re delle nazioni per un verso (Apoc. 19, 11); la sconfitta di Satana e della bestia che sale dal mare (Apoc. 13, 1; 19, 12) e di quella che sale dalla terra (Apoc. 13, 11; 19, 1 ss.) per l’altro verso!

Madre Reverenda,
sogniamo? Eppure, guardi in prospettiva la storia presente e prossima della Chiesa e delle nazioni; la guardi con l’ochio soprannaturale con cui la guardarono Pio XII e Giovanni XXIII; con cui la guarda (anche se non ne vela le dense ombre) Paolo VI: non vede? La sconfitta definitiva della « bestia» dell’ateismo materialista è un dato in certo modo (in prospettiva, anche raccorciata!) già acquisito alla storia di Dio e delle nazioni!
Questa « bestia» è ferita a morte (Apoc. 13, 3) e questa ferita mortale non può più essere guarita (Apoc. 13, 12); l’ora è venuta (Apoc. 19, 6), la decisione è presa .(Apoc. 19, 6), “perché potente è il Signore Iddio che l’ha condannata” (Apoc. 18, 8).
Sì, Madre Reverenda, la bestia dell’ateismo è ferita a morte! E non si tratta davvero soltanto di immagini, di simbolismi; si tratta, qui, della più gigantesca realtà storica e politica del tempo presente! Perché « l’ateismo materialista» occupa oggi lo spazio politico e storico di oltre un terzo della terra e degli abitanti della terra! Questo «ateismo materialista» -con tutto ciò che vi si coorddina nel campo storico e politico- è pervenuto al limite di rottura: la scorza dell’uovo sta per essere spezzata dal pulcino già vivo!
Dio sta «rompendo ogni cosa» : sta rompendo ogni argine; l’acqua della grazia di Cristo comincia a filtrare da ogni parte! Questa azione vincitrice di Cristo diventa ogni giorno più irresistibile ed impetuosa (Apoc. 19, 11 ss.); l’ultimo libro di Tendrjakov è una pallida immagine di questa impetuosa « penetrazione» della grazia nelle anime!
La vittoria è alle porte: il tempo è vicino (Apoc. 22, 10).

Madre Reverenda,
noi, a Firenze, queste cose le sperimentiamo (si può dire) ogni giorno: le ha sperimentate -nelle scorse settimane -la «delegazione fiorentina» che ha visitato Mosca, Zagorski, Leningrado, Kaunas, la Georgia; che ha visitato, a Leningrado, il museo dell’ateismo; che ha ovunque portato il messaggio amorevole ma deciso di Cristo risorto! Messaggio, insieme, di sconfitta e di vittoria: sconfitta della «bestia» e vittoria di Dio. Proprio ieri queste stesse cose io dicevo al Sindaco di Leningrado (e l’altro ieri al Sindaco di Praga) e ad un gruppo di scienziati sovietici venuti a Palazzo Vecchio per fanni visita. Dicevo ad essi: non vedete? Siamo tutti fratelli ed abbiamo tutti un comune Padre che è nei cieli! Questo è il senso, la direzione, la prospettiva della nuova grande epoca del mondo: la paternità di Dio e la fraternità dei popoli e degli uomini!
E, dicendo queste cose, gli occhi di alcuni si inumidivano!

Madre Reverenda,
sogniamo? Non ci sembra; ci sembra di vedere esattamente -anche se in prospettiva- la realtà storica presente della Chiesa e dei popoli! Appunto, come la vedevano Pio XII (discorso della «primavera storica» ), Giovanni XXIII («questa sconfinata epoca ») e come la vede (indicandone anche le dense ombre) Paolo VI («l’alba di una giornata fulgente»).
E possiamo aggiungere: -come la vede la Madonna! Perché questo appunto «rivelò» a Fatima la Regina del mondo: « la Russia si convertirà e vi sarà pace nel mondo»!
E questo miracoloso processo di conversione -già in atto nelle « catacombe» delle anime si manifesta ogni giorno più clamorosamente nello «spazio» smisurato dell’ateismo ufficiale russo!

Madre Reverenda,
ecco, dunque, come noi interpretiamo questa provvidenziale scelta della data di san Michele Arcangelo per l’apertura della II sessione del Concilio: appunto come un messaggio di san Michele Arcangelo a Paolo VI ed ai Padri conciliari (alla Chiesa, perciò, ed alle nazioni); il messaggio specifico, caratteristico -proprio della Sua missione -di san Michele: messaggio insieme di sconfitta dell’ateismo e di vittoria di Cristo e di Maria! La nuova millenaria epoca storica -di cui il Concilio è il segno rivelatore, è la rivelazione dell’alba!- si apre, dunque, per così dire, nella luce di questo messaggio; nella certezza «dell’incatenamento per mille anni» del demonio che seduce le nazioni (Apoc. 20, 1 ss.); nella certezza «prospettica» della regalità di Cristo e di Maria sui popoli e le nazioni di tutta la terra!
Pensieri non nuovi, questi; speranze non nuove, queste; e tuttavia traggono novità e freschezza dal fatto che esse si ripresentano nella mente e nel cuore all’inizio di questa II sessione del Concilio; questa II sessione che è -per usare il nostro simbolismo- come «l’ordine di avanzata» (Gios. 3, 1 ss.) che Giosuè dà al popolo di Dio per attraversare il Giordano, entrare in Gerico e puntare con decisione verso la Terra di Dio! «Finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà, la Russia si convertirà (cioè sarà spezzato l’ateismo!) e vi sarà pace nel mondo ».
Quale luce, Madre Reverenda, e quale speranza nell’orizzonte sconfinato della storia presente e futura della Chiesa e del mondo!
Ecclesia Christi, lumen gentium!
Madre Reverenda, preghi tanto, con tanto soprannaturale affetto e faccia tanto pregare le sue monachine, la dolce Madre del cielo, per il Suo in X.to

La Pira

San Girolamo (30 settembre).
Angeli Custodi (2 ottobre 1963).

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