In questa lettera, del 1956, La Pira scrive a Luciano Niccolai e agli altri amici impegnati nell’opera di San Procolo, sottolineando i tratti caratteristici di questa iniziativa.
Caro Luciano,
il colloquio di domenica sera fu proficuo: desidero mettere per iscritto i punti essenziali delle nostre determinazioni (niente di nuovo del resto).
Anzitutto il fondamento di tutto il nostro edificio è dato dalla esatta definizione di S. Procolo: «S. Procolo è una comunità che si esprime in una triplice comunione».
1) Comunità eucaristica, perché essa è centrata attorno alla S. Messa; essa realizza in sé la finalità comunitaria dell’Eucarestia Sacramentum ecclesiasticae unitaria. E per questa ragione fondamentale la manifestazione essenziale di S. Procolo è costituita dalla Messa che trova ogni domenica la Comunità riunita attorno all’altare per celebrare il sacrificio della S. Messa. Nei membri di questa comunità la partecipazione a questa celebrazione deve diventare elemento essenziale della loro esistenza, essi devono sentire il bisogno di partecipare a questo atto fondamentale della loro vita.
La Badia e S. Stefano (oggi SS. Apostoli) devono diventare la loro casa di preghiera; si deve formare in essi l’animus revertendi. Questo è il punto essenziale per noi, far acquistare a tutti la consapevolezza della loro qualità di membri vitali di un organismo soprannaturale; essi devono sentire l’esigenza di integrare e di essere integrati in questa comunità nella quale la loro esistenza cristiana è inserita. Ecco la base dell’edificio, comunità eucaristica nella quale ciascuno sente di essere un membro vivo e della quale ciascuno esperimenta la necessità per la sua vita.
Da qui i corollari: la pietà eucaristica (con quella mariana a cui si collega) deve essere la pietà essenziale di questa comunità. Questa idea deve essere sempre presente e deve essere sempre ripetuta; essa deve penetrare profondamente in tutti.
Il cattolicesimo – la Chiesa Cattolica – non è grande ed universale se non fosse la comunità di cui Cristo è il capo invisibile e Pietro il capo visibile; essa si articola in infinite comunità eucaristiche: la nostra ne è una.
2) Comunità di preghiera, rinsaldare la pratica del rosario del sabato in comune, inoltre attuare l’idea del rosario comune nelle famiglie. Questa articolazione della comunità di S. Procolo in tante piccole comunità famigliari oranti è l’idea nuova ma organica che va attuata: lo esige lo sviluppo organico, la crescita della comunità (Nuto). Una vera comunità non è comunità se non si sviluppa organicamente mediante piccole comunità: un tessuto di piccole comunità oranti che porta alla periferia lo spirito animatore del centro del cuore è un fondamento saldo per l’intero edificio. Questa idea organica va meditata e vigorosamente; il Signore la benedirà certamente: è il segno che siamo decisamente in crescita; questa idea potrà permettere il reclutamento di energie nuove e metterà ovunque un vivo fermento apostolico! Quindi rinsaldare il sabato e costituire e rinsaldare queste numerose unità di preghiera.
3) Comunità di beni, è il corollario naturale delle due anteriori comunità: bisogna essere come i vasi comunicanti, il vaso pieno riempie quello vuoto. Quindi polarizzare verso questa nostra comunità i ricchi affinché sentano la gioia di comunicare ai poveri i loro beni; è la carità più alta che noi possiamo fare alle creature abbienti: metterle in una comunità che darà loro l’occasione di far circolare le loro ricchezze! Questa comunità di beni (in senso generico) è elemento esso pure costruttivo della nostra comunità di S. Procolo perché discende come corollario dalla unità organica nella quale il Signore ci ha costituito.
Questo fatto ci costringe ad avere sempre vivo lo sguardo verso la ricerca di aiuti per i nostri fratelli più poveri: cercare il pane, la casa, il vestito, il lavoro, la libertà ecc. per coloro che ne hanno necessità!
Infine questa comunità di S. Procolo ha alla base una comunità apostolica ristretta: comunità di apostoli che Gesù ha chiamati; essa è impegnata a quella propria vita di amore con Dio che è la premessa su cui poggia l’intero edificio. Saldare vivamente i vincoli di questa più ristretta comunità (Busoni) con tutti i mezzi soprannaturali che il Signore pose a nostra disposizione. La «Dipartita» del caro Enzo dovrà costituire per tutti ragione di avviamento di questa opera di amore costruttivo che la Madonna vi affida.
Fraterni saluti a tutti, prego per voi.
La Pira
11 novembre 1956