Nel 1968 la contestazione dei giovani, in Europa e negli Stati Uniti, si fa sempre più vasta.
In Francia gli studenti danno vita al “maggio francese”; in Cecoslovacchia ha inizio la “primavera di Praga” di Dubcek. Negli USA, Johnson rinuncia a ripresentarsi candidato alla presidenza, fa cessare i bombardamenti sul Viet Nam ed accetta di aprire trattative di pace.
In questa stagione di speranze (deluse pochi mesi più tardi con l’intervento sovietico in Cecoslovacchia e con l’irrigidirsi delle posizioni americane) si inserisce la lettera che La Pira scrive a Pino Arpioni e ai ragazzi dell’Opera Villaggi per la Gioventù su “le nuove generazioni e la navigazione storica del mondo”.
In esso La Pira propone la lettura dei “segni dei tempi” nel quadro della visione finalistica della storia e così conclude:
Chiudo così, caro Pino: con la speranza che -almeno in prospettiva- torna a fiorire!
Cosa dobbiamo fare tutti? Prendere coscienza di questa situazione storica nuova del mondo (alzate gli occhi e vedete, dice il Signore); pregare molto perché il piano di salvezza religioso e storico del Signore si attui nel mondo (venga il tuo Regno; sia fatta la tua volontà come in
Cielo così in terra); ed operare con fermezza ed intelligenza a tutti i livelli (politici, scientifici, tecnici, economici, sociali, culturali e spirituali) perché la barca ove è imbarcato il genere umano non solo non affondi, ma avanzi con accresciuta accelerazione verso il porto della pace, del
disarmo, dello sviluppo, della unità e della promozione civile e spirituale dei popoli di tutto il pianeta.
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