Siamo nel pieno della polemica con Don Sturzo. La Pira scrive a Pio XII per difendersi dagli attacchi dei vari “giornali di opinione” e per rivendicare la sua piena aderenza ai principi della dottrina sociale cristiana; è interessante rileggere questa lettera a mezzo secolo di distanza:
Beatissimo Padre, quando Don Sturzo scrive i suoi articoli sul Giornale d’Italia (!) – articoli astratti, scritti da chi non conosce che la sua camera da studio e da chi non conosce che certi “schemi mentali” scambiati per principi – noi sentiamo una amarezza profonda.
Ma non esiste, non esiste, non esiste, quel “libero mercato” a cui si fa sempre ricorso, come se fosse un principio teologale! Non è vero in teoria e non esiste in pratica: ciò che esiste in pratica è il triste fenomeno della disoccupazione e della incertezza dell’occupazione: due fatti dovuti essenzialmente alla strutturazione liberale dell’economia e della finanza. […]
Cosa bisogna fare? Decidersi a mutare il volto liberale della nostra economia: non è un volto “personalista”: no: è un volto individualista: va contro il bene comune che è la norma orientatrice dell’etica sociale cristiana (e naturale insieme). […] Perché Beatissimo Padre, sapeste come è diffuso questo male, anche fra i cattolici che hanno in mano le leve più potenti dell’economia, della finanza, della politica! Credono – e sono finanche Capi di Azione Cattolica! – che esistono davvero, quasi leggi naturali e di origine divina! le così dette “leggi” dell’economia liberale! […]
Fa una pena immensa questa ignoranza che non è solo di natura teologica e filosofica, ma anche di natura specificatamente tecnica ed economica! Questi dirigenti non studiano, non sperimentano; hanno schemi mentali vecchissimi: sono dei “tolemaici” in pieno periodo “copernicano”.
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