“Questo senso irreversibile della storia – il fiume storico avanza irreversibilmente, anche attraverso anse dolorose, verso la foce della pace, unità e promozione dei popoli – è il punto assiomatico, la stella polare che deve orientare la politica degli stati in questa fase finale (atomica, spaziale, ecologica, demografica) del mondo”. Per La Pira l’impegno per la pace è essenzialmente farsi coinvolgere dalla storia dell’umanità in funzione della storia sacra.
In un certo senso, non si tratta (o almeno non si tratta soltanto) di una presa di posizione etica contro la violenza della guerra, quanto piuttosto di una riflessione – che si approfondisce nel corso degli anni – sulla inadeguatezza della guerra di risolvere, nell’epoca attuale, i problemi conseguenti alle inevitabili tensioni dovute ai rapporti tra gli uomini e le nazioni. Per questo, quando Papa Giovanni XXIII scrive nella Pacem in Terris …alienum est a ratione bellum iam aptum esse ad violata iura sarcienda (è ormai inconcepibile che la guerra possa essere adeguata a ristabilire dei diritti che sono stati violati), sente confermato il proprio convincimento sul fatto che non è utopista chi crede nella pace e lavora per essa, ma è drammaticamente utopista chi si ostina a credere di poter risolvere problemi radicalmente nuovi con metodi irrimediabilmente superati. La sua azione si articola in varie fasi, a partire dai Colloqui per la Pace e la Civiltà Cristiana , ma soprattutto dall’intervento al Comitato internazionale della Croce Rossa e al conseguente Convegno dei Sindaci . Il suo impegno per la pace è strettamente legato al mandato di Sindaco poi a quello di Presidente delle Città Unite.
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