La forza della contemplazione

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Rev.mo Monsignore,

stamani la commozione di tutta la mia vita è più larga e più intensa: con una progressione di Amore che non avrei mai preveduto, la Presenza del Santissimo mi inchioda con pesantezza in un’adorazione che non ha limiti: tutte le fibre sono tremanti e ogni palpito del cuore è come un richiamo: si sta ginocchioni, col capo calato, come quando l’ora è più scura e tutto il Mistero ci sovrasta. Sono pesante, ed è un peso di Amore che mi fa gravitare verso l’alto: come quei colossi dell’Arte che poggiati per terra la dominano ed il loro sogno e la loro realtà è il Cielo da cui provengono e a cui tendono. Si è umili, umili nel senso popolare della parola: il popolo dice umile il lievito quando è unto d’olio ed è tutto elastico e tutto obbediente alla sua opera: anche il corpo nostro diviene unto: questo corpo che oltre ad essere il veicolo ha pure la presenza del male, questo corpo ove agisce la seduzione e la morte, questo stesso corpo diviene come un principio di bene e di eternità: si ha bisogno di portarlo con tutte le più piccole operazioni, con tutte le più impercettibili cose ad esprimere l’Adorazione e l’Amore: questo corpo che si piega è come la fontana di una vitalità nuova sempre più immensa: esso solo sa inginocchiarsi ed Amare e solo con esso l’anima si placa e si accende nel desiderio di distruggere e di sacrificare innanzi al Divinissimo che ci fu donato in Amore sopra ogni altra cosa.

La Messa cui partecipo in queste Dominicae mi dà i capogiri: mi fa nascere il bisogno di uno zelo più arduo, di una memoria più presta, di una operazione più eroica. Iddio sia Benedetto: poiché questi tormenti d’Amore, questa necessità di azione, questa ricerca di cooperare ai suoi misteri mi richiama alla Missione di Santità che rende l’uomo degno di tutte le luci e di tutta la Pace. Le giuro in nome Suo che certe ore l’ebbrezza è troppo diffusa: e come i malati la mia parola è più silenziosa, il mio pensiero più pieno di penombra, il mio corpo più adatto e più pronto ai misteri dell’umiltà: e sono come estraneo, certe ore: come i poeti quando cantano con animo buono i rintocchi dell’Ave e la commozione dei tramonti. Le scrivo questi momenti così, per bisogno di confessione: sono troppo dominato da questo Spirito che è diffuso in ogni parte più oscura della mia vita: ho davanti agli occhi il Sacramento Esposto e ogni parola è come una lagrima: densa di tutto ciò che è più pieno nel mistero del nostro profondo e silenziosa come una meditazione di amore.

Queste pratiche che da poco tempo ho iniziate, sono divenute la «nuova dottrina» che tutto organizza e purifica: ogni giorno c’è più pane sulla mensa: e il mistero della morte e il mistero della vita si illuminano di riflessi che la Chiesa sola possiede e che essa offre in cibo ai suoi oscuri fedeli: ogni movimento è un commovimento: e questa commozione che prima ci penetra come straniero che bussi alla nostra porta, ci prende e ci domina come luce che non si spegne e non si adombra. Operate nel corpo il mistero della potatura: quando Gesù v’ha passate le membra e vi ha tocco la carne con la sua Presenza come si può ostacolare il fiore che ci raccoglie tutti in un inno di amore e di sacrificio? Sanctus, Sanctus: o Santo e Misterioso Crocifisso: questo affetto che tu ci semini e che per te matura tutta l’Altezza di cui l’uomo è capace, sia la semenza di tutti i cuori, la fioritura di tutte le genti. Basta volere, basta aderire alla Tua Operazione che fissa in un punto, corporalmente, tutte le virtù di cui sei capace! Tutte le ricerche dell’intelletto dell’uomo sono vanità se non ricercano la Tua Presenza e il Tuo Sacrificio. Io che fanciullo t’ero vicino come tutti i fanciulli, ancora in tempo ritorno ad amarti ad eleggerti meta d’ogni desiderio.

Un grido e uno sguardo d’Amore sono confessioni? Io non confesso a mia lode: confesso la mia impotenza e la mia morte. Non è desso misero e dannevole questo poco di amore per chi torse tutte le sue sorgive e asseccò tutta l’anima sua e ammutolì tutte le sue parole e rovinò tutto il suo Corpo affinché ci salvasse? Non è sempre una confessione che ha bisogno di essere assolta? È la mia speranza: l’Assoluzione è tutta la Promessa del Salvatore: altrimenti gli uomini morrebbero di solitudine: perché essi, anche a loro insaputa, sanno che non sono orfani, e che la misericordia del Signore non ha limiti. Io prego, prego, prego: non per me ché sarebbe preghiera miserabile e offensiva: prego o Signore per tutti gli uomini che non ti conoscono e, come me prima, non sanno ove sia il luogo della Tua Cena perpetua. Sono lieto che la mia preghiera abbia operato in qualche parte la Grazia che ti cercavo. Amen. Gradisca queste parole monche: come la concezione dell’uomo che si appalesa in forme mezzate: è tutto l’obolo che potevo offrirle. Preghi sempre per me e ami vivamente e raccomandi al Signore il suo e mio fratello Quasimodo.   Mi creda dev.mo

Giorgio La Pira

3.11.23

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