La Pira, nell’agosto del 1959, si è recato a Mosca – primo intellettuale cattolico a recarsi, ufficialmente invitato, in Unione Sovietica – e vi ha avuto incontri di alto livello e significato. Qui ne riferisce ai monasteri di clausura che avevano accompagnato il delicato viaggio con le loro preghiere.
Al Metropolita Nicola ha detto di essere […] venuto per fare il “ponte mariano di orazione” fra Fatima e Mosca, fra Chiesa di oriente e Chiesa di occidente: e ciò proprio nella festività dell’Assunta: perché l’assunzione è misteriosamente legata alle apparizioni (Lourdes, Fatima, ecc.) ed è, come la resurrezione di Cristo, il fondo stesso del mistero della storia della Chiesa e dei popoli.
Nell’incontro con i dirigenti sovietici al Cremlino, La Pira ha insistito sulla necessità di liberarsi una volta per tutte dall’ateismo di stato: […] così i vostri popoli: si ricorderanno (anzi sono già in via di ricordarsi) delle bellezze, della pace, della gioia della casa natale (la casa mistica del battesimo e della preghiera) e torneranno ad essa! E daranno gioia al Padre celeste: dalle rive dolorose dei fiumi di Babilonia si ricorderanno di Gerusalemme lontana e distrutta, e piangeranno, e prenderanno con gioia la strada del ritorno!
Il messaggio conclusivo della lettera è una domanda retorica sulla fede nell’efficacia della preghiera: Ecco allora la domanda: – quale è, nei disegni di Dio, l’efficacia di questa immensa forza di orazione e di sofferenza inserita nella fase attuale dei rapporti fra oriente ed occidente? Quale misteriosa validità storica possiede questo ponte gettato, nel giorno dell’Assunta, fra le due sponde della cristianità di oriente e di occidente?
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