Il dovere di difendere i deboli (6/11/1953)

Novembre 1953, siamo nel pieno della crisi della Pignone. La Pira cerca nel Papa un appoggio nella sua azione in difesa del posto di lavoro dei 2000 operai licenziati. Ma la lettera contiene una critica più complessiva ad un sistema politico-economico che non pone tra i suoi obiettivi primari quello della giustizia sociale. Infatti, per La Pira, nel caso Pignone si ha […] la dimostrazione più chiara dell’attuale condizione di radicale inferiorità giuridica, politica e umana, nella quale sono posti tutti i lavoratori italiani: è un sintomo della strutturale incapacità dello Stato a difendere i deboli: ed è un indice sicuro della evoluzione politica italiana nei prossimi mesi ed anni: l’immensa moltitudine dei lavoratori e delle proprie famiglie, vista l’incapacità strutturale di questo Stato, si volge – sbagliando – verso esperienze politiche diverse nelle quali soltanto, ormai, spera di trovare un pane ed una comprensione. Questa situazione potrà avere ripercussioni negative sulla Chiesa se essa non si schiera dalla parte della giustizia, tanto più che […] anche l’arma dolorosa della scomunica si è spuntata.
Non ci sono mezze misure, dice La Pira: […] non si mette vino nuovo in otri vecchi: le attuali strutture della società italiana sono vecchie, incapaci di contenere il fermento vitale delle generazioni nuove e dei problemi nuovi: l’evangelo lievita nella vita dei popoli. Dignità della persona umana? Santità del lavoro e della casa? Giustizia e fraternità sociale? Ma che senso ha tutto questo allorché, da un giorno all’altro, ad nutum del proprietario, il lavoro, la casa, la dignità, la pace di migliaia di famiglie sono sottoposti ad un vero cataclisma?

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