Con il nome Codice di Camaldoli si indica un documento il cui titolo originale è “Per la comunità cristiana“.

 

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Dal 18 al 24 luglio 1943 un gruppo di intellettuali – laici e religiosi – cattolici si riunì, presso il monastero benedettino di Camaldoli, sotto la guida di mons. Adriano Bernareggi, assistente ecclesiastico dei laureati dell’Azione Cattolica, con l’intento di confrontarsi e riflettere sul magistero sociale della Chiesa sui problemi della società, sui rapporti tra individuo e stato, tra bene comune e libertà individuale.

Il progetto era quello di elaborare un testo di cultura sociale che aggiornasse il Codice di Malines, primo tentativo di dottrina sociale cattolica fatto dall’Unione internazionale di studi sociali di Malines, in Belgio, a partire appunto dai contributi emersi nella settimana del seminario, al quale partecipò attivamente anche Giorgio La Pira.

Il 25 luglio e i successivi avvenimenti modificarono il piano di lavoro, che prevedeva una ampia partecipazione; la stesura fu affidata a Sergio Paronetto, Pasquale Saraceno, Ezio Vanoni, Giuseppe Capograssi, che la completarono nel 1944; l’opera fu pubblicata nel 1944. Essa ha la seguente articolazione:
* Enunciati

* Presentazione

* Premessa sul fondamento spirituale della vita sociale

I – Lo Stato

II – La Famiglia

III – L’Educazione

IV – Il Lavoro

V – Produzione e scambio

VI – Attività economica

VII – Vita internazionale

Una delle caratteristiche essenziali del “Codice” consiste nel porre la giustizia sociale tra i fini primari dello Stato, così come la salvaguardia della libertà. Evidente l’influenza che questa elaborazione ha avuto tra gli intellettuali cattolici dell’ala “sociale” della Democrazia Cristiana e nella stessa stesura della Carta Costituzionale.

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