Il caso Pignone

Tra gli interventi che il Sindaco La Pira fece per la difesa dell’occupazione in città – Pignone, Galileo, Fonderia delle Cure, ecc. – il primo ha senza dubbio un valore emblematico.
La Pignone era la più importante realtà industriale fiorentina; occupava, agli inizi degli anni Cinquanta, quasi 3000 persone, tra operai e impiegati. Nel ridimensionamento del settore metalmeccanico seguito alla fine della guerra, aveva tentato di riconvertirsi nel campo dei telai tessili, ma con poco successo.
ImageNel novembre 1953 la società proprietaria, la Snia Viscosa, annuncia la chiusura degli stabilimenti: gli operai occupano la fabbrica e La Pira si schiera pubblicamente dalla loro parte.

Scrive ai politici nazionali, ai Vescovi, agli uomini di cultura, agli imprenditori. Fa della questione argomento costante delle sue lettere a Pio XII (“… non posso tacere” e “il dovere di difendere i deboli“); prende forte posizione con l’amico Fanfani, al governo come Ministro degli Interni.

Finalmente, il 9 gennaio 1954, viene raggiunto un accordo con l’ENI di Mattei: è salvo il reddito di quasi duemila famiglie fiorentine e la realtà produttiva della città non perde un punto di forza che, anzi, conoscerà un grande sviluppo.

Comunque le polemiche non si placano; se ne percepiscono le dimensioni in un deciso discorso di La Pira in Consiglio Comunale e nelle polemiche con Don Sturzo. Le questioni torneranno con ugual forza per il problema della Galileo. Si tratta, in sintesi, della polemica sul ruolo della politica nell’indirizzare l’economia.

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