I primi anni a Firenze

Il giovane Giorgio La Pira arriva a Firenze nel 1926, seguendo il professore con cui sta preparando la tesi in storia del Diritto Romano. Viene per laurearsi, ci rimarrà tutta la vita. È un amore a prima vista, come testimoniano le prime lettere scritte ai familiari.

A Firenze La Pira studia, insegna, partecipa alle attività caritative della San Vincenzo de’ Paoli. Lo chiamano “il professorino”; quando è lui a parlare alle riunioni della Gioventù Cattolica c’è sempre il pieno. Nel frattempo, rinnova l’adesione al Terz’ordine Domenicano, e sceglie come abitazione una cella nel convento di San Marco. Qui resterà fino a che la tendenza ad ammalarsi di bronchite non lo costringerà a trasferirsi; ma tornerà spesso a pregare e a condividere la mensa con i frati. Il desiderio di consacrarsi a Dio lo porta anche ad essere tra i fondatori, nel 1928, dell’Istituto dei Missionari della Regalità di Cristo, voluto da padre Agostino Gemelli , un istituto secolare – che opera nell’ambito dell’ordine francescano – presso il quale prenderà i voti di povertà, obbedienza, castità.

Gli anni trenta a Firenze sono anni pieni di fermento. Ci sono i poeti, gli scrittori: Giovanni Papini, Piero Bargellini… Tra le persone che hanno maggiore influenza su La Pira c’è don Giulio Facibeni, il fondatore della “Madonnina del Grappa”. E il cardinale Elia Dalla Costa, con il quale La Pira si consiglia prima di qualsiasi decisione e che tante volte lo difenderà dalle critiche e dalle malignità. La Pira frequenta anche la casa di don Raffaele Bensi, che diviene suo padre spirituale e confessore. È qui, come racconta lo stesso La Pira, che nasce l’idea della “Messa dei Poveri” nella chiesetta di San Procolo.

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