La convocazione dei Convegni per la Pace e la Civiltà cristiana fu la prima iniziativa a carattere internazionale presa da La Pira una volta divenuto sindaco di Firenze; una iniziativa che inaugurò la sua ininterrotta azione a favore del dialogo internazionale, del negoziato e della pace.
I Convegni per la Pace e la Civiltà cristiana si tennero annualmente dal 1952 al 1956, con i seguenti titoli:
1. Civiltà e Pace. Firenze 23-28 giugno 1952
2. Preghiera e poesia. Firenze 21-27 giugno 1953
3. Cultura e rivelazione. Firenze 20-26 giugno 1954
4. Speranza teologale e speranze umane. Firenze 19-25 giugno 1955
5. Storia e profezia. Firenze 21-27 giugno 1956
L’iniziativa, progettata come l’occasione di una riflessione culturale sulla validità “politica” della civiltà cristiana e sul contributo che essa poteva dare alla costruzione della pace nella drammatica stagione della “guerra fredda” e della minaccia atomica, vide progressivamente aumentare su di sé l’interesse e l’attenzione non solo del mondo diplomatico europeo e mondiale, ma anche di non pochi significativi entourage intellettuali come quello del cattolicesimo progressista francese, i cui gruppi erano legati alla prospettiva maritainiana di una “nuova cristianità profana” o all’esperienza della nouvelle théologie; né va sottovalutato l’interesse sempre più crescente di alcune élites culturali dei paesi arabi mediterranei (ad esempio Taha Hussein, ministro egiziano della cultura, attivo e affezionato partecipante dei convegni a partire dal 1953).
L’Archivio La Pira conserva una corposa documentazione relativa ai cinque convegni (e al progettato, ma mai realizzato, sesto incontro convocato per il 1957 con il tema Unità nella diversità e nuovamente nel 1960 con il tema Costruire la città della pace). Tale documentazione risulta una considerevole e preziosa mole documentaria di particolare interesse anche per gli storici delle relazioni internazionali e per quanti dedicano il proprio lavoro alla ricostruzione dell’articolato mondo cattolico del secondo dopo guerra nell’ultima fase del pontificato pacelliano.