Intervento di La Pira pubblicato su “L’Osservatore Romano” 26-27 dicembre 1939
C’è bisogno di chiarezza, di luce: chi non lo sente? Siamo tutti assetati d’amore! Perché c’è una siccità così spaventosa nel mondo. Ci vuole acqua, acqua fresca, limpida, pura: acqua viva che sappia saziare questa insaziabile sete dell’anima. Ormai tutto il resto ci stanca: sovratutto ci stanca ogni parola ed ogni gesto di cattiveria e di prepotenza: ci stanca e ci irrita l’orgoglio; ci stanca l’ingiustizia; ci stanca l’oppressione; ci stanca ogni forma di sopruso e di malvagità; siamo stanchi di tutti questi falsi valori terreni: abbiamo una sete infinita di libertà e di amore! Dove troveremo queste fonti di acqua pura? Come fare per irrigare l’oasi della nostra anima? Gli uomini e le loro insane dottrine di terra hanno fatto fallimento: ci resta l’unica fonte, quella incorrotta dell’Evangelo. Respiro di universalità! Cominciamo con lo spezzare tutte queste barriere che ci opprimono. Primo principio: gli uomini sono tutti fratelli perché sono tutti creati dall’unico Dio e tutti redenti dall’unico Salvatore. Ecco spalancate le finestre dell’anima: ecco aperte tutte le prospettive della vera universalità. Non c’è più greco, né giudeo, né barbaro, né scita: non c’è che Cristo! Qualunque creatura umana io incontri nel mio cammino, qualunque sia il colore del suo volto, qualunque sia l’accento del suo linguaggio, qualunque sia la civiltà della quale fa parte, questa creatura, è a me legata coi vincoli di una eterna carità. Dio è Padre a lui e a me: Cristo è a me ed a lui fratello! Ecco un primo respiro di infinita libertà e di infinito amore. Si spezzino le barriere: Cristo le ha tutte rotte le fittizie barriere dell’orgoglio: chiunque sia e qualunque nome abbia il fratello che soffre io sono tenuto a stendergli la mano, e a fargli dono della mia sostanza e, se è necessario per il suo bene, anche della mia vita. Cristo ha detto: nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici. Quanta gioia nella sola affermazione di questa divina verità! Il valore della vita è nel dono di sé ai fratelli; è nell’imitare Cristo; è nell’essere come il Padre celeste che fa splendere il sole per tutti, per buoni e per cattivi; è nel misurare con larghezza; sta nel piegarsi con amore operoso verso tutte le sofferenze e nell’asciugare con cuore di fratello le lagrime della creatura che piange. Il cristianesimo ha fatto la sua scelta nell’antitesi della vita: fra il ricco ed il povero preferisce il povero; fra il potente e il meschino preferisce il meschino; fra il persecutore ed il perseguitato si piega verso il perseguitato. Fa le parti del Padre celeste: perché la creatura che non ha il soccorso dell’uomo riceve il soccorso di Dio. Dunque, primo punto: universalità di visione; fraternità umana: fraternità ordinata, va bene; ma universale come lo era la divina fraternità del Signore. Se una dottrina intacca questa base dell’evangelo è anticristiana; va respinta come antiumana; è cattiva; proviene da Caino; non è in nessun modo conforme alla divina bontà di Cristo. Questo è un punto fermo sul quale tutti siamo invitati a meditare; e non soltanto a meditare! Secondo principio: questi fratelli non sono «isolati »: l’amore che li unisce in Dio e fra di loro è organico: cioè li dispone come membra di un unico organismo, come parti di un solo corpo: quello mistico di Cristo. San Paolo incentra sopra questa verità di fede la sua dottrina ed il suo vangelo: multi unum sumus. Altro ampio respiro di libertà! Il fratello che incontro nella mia strada, chiunque sia e qualunque nome abbia e qualunque cultura possieda, è con me membro di un unico corpo mistico: io e lui siamo chiamati a compiere determinate funzioni in questo corpo mistico; io e lui ci integriamo a vicenda; io e lui integriamo, operando nell’amore e nella ragionevolezza, tutti gli altri fratelli: tutti, i vicini ed i lontani; i presenti ed i passati; i presenti ed i futuri; i vivi ed i morti. Tutti! Perché per il fatto solo che una creatura umana sia nata, per questo solo fatto l’integrazione si allarga e si allarga per sempre! È un nuovo apporto di bene, una nuova aggiunta di luce (se la legge di Dio sarà osservata). C’è solidarietà universale nel senso più ampio della parola: solidarietà di ciascuno con tutti. Ecco la legge: ecco il senso del Corpo mistico: Cristo capo; la sua Grazia rifluisce in tutti ed in ciascuno; e questa grazia circola, come il sangue; si arricchisce circolando; il bene di ciascuno è il bene di tutti; ora, sempre. Ecco la divina visuale della vita: abbraccia cielo e terra; passato e presente; presente e futuro; fa convergere la città terrena verso la città celeste. Anche qui, come respirano i polmoni dell’anima nostra; aria pura; altissima montagna. Questa è la dottrina di cui abbiamo bisogno: troppe altre, egoiste e cattive, sono come l’aria mefitica delle paludi: ci sono zanzare pericolose che danno la malattia e possono dare anche la morte. Terzo principio: ogni creatura umana, come, del resto ogni altra creatura, ha nella vita un compito da svolgere. E’ un operaio; e Dio stesso gli assegna l’opera da fare. Ecco il lato più bello – seppure faticoso – della vita: fare! Fare, cioè portare a maturazione il seme di amore e di luce che Dio ha deposto nel cuore e nella mente di ciascuno! La giustizia non sia solamente nel non ledere il fratello col quale sono solidale: sta sovrattutto nello svolgere positivamente la mia opera: nello sviluppo della mia personalità interiore; nell’edificazione della mia casa! Opus consummavi quod dedisti mihi ut faciam. Ecco l’aspetto virile e costruttivo; sono un collaboratore nella edificazione del Corpo di Cristo; anche io, nella proporzione dei miei doni, un edificatore: un libero costruttore della città di Dio. L’amore si manifesta! Costruendo: portando nelle cose della mia fatica l’ideale di luce e di carità che brilla nel fondo dell’anima mia. Noi abbiamo certamente nel cuore questa luce; ci sollecita amorosamente; ci spinge all’opera: e l’opera è bella, anche se faticosa; perché è opera alla quale pone mano cielo e terra. Perché è frutto di una misteriosa collaborazione: quella di Dio e dell’uomo! «Farete le opere che faccio io». Ecco, dunque, un altro panorama di ampio respiro: non lavoro per uccidere o per sopraffare il mio fratello; lavoro per lui quando lavoro per edificare la mia vera casa: quando lavoro illuminato dalla luce della ragione e, più da quella della fede; apro il solco della mia terra; ma il seme che semino darà grano per tanti; darà grano per tutti! Lavoro libero, lavoro di amore, lavoro che è bagnato dal sudore e impreziosito dal sacrificio. Cosa è la santità? Questo lavoro che mentre disfà – in apparenza – le forze di chi fatica, prepara la bellezza di un’opera che non sarà perduta mai. Il Paradiso possiede per sempre queste creazioni buone e luminose dell’uomo: le custodisce tutte; vorrei dire che esse sono parti essenziali della città di Dio: perché la luce di Dio si riflette sopra questi edifici umani fatti di armonia e di bontà. Quarto principio: l’ordine del corpo mistico, della città di Dio, è graduato: cioè è a settori; perché gli uomini sono uniti a gruppi sempre più ampi: vanno dalla famiglia sino ai vasti confini della stirpe: gradualmente. Che significa? Significa che l’ordine umano è armonioso: ha le sue strutture; e queste strutture devono essere rispettate: sono sacre come gli individui di cui esse sono composte. Anche qui, nuovi orizzonti: la mia famiglia è sacra; Dio lo vuole, è sacra la mia città; è sacra la mia patria; è sacra la mia stirpe; e, per converso, è sacra la famiglia, la città, la patria, la stirpe dei miei fratelli. Membra sumus magni corporis (Seneca). Ecco un disegno armonico: non sopraffazione dell’uno sull’altro, ma armonico ed amorevole collegamento dell’uno con l’altro. La manifestazione più alta dell’amore sta nel dare la propria vita per il fratello; la manifestazione più tragica dell’odio sta nel togliere la vita al fratello. Estendiamo questo principio ai gruppi: si può opprimere l’altrui famiglia? L’altrui città? L’altrui patria? Noi riaffermiamo con energia: le nazioni cristiane e civili sono libere membra della città di Cristo. Quinto principio: i quattro principii precedenti sono veri nell’ordine sovrannaturale e sono altrettanto veri nell’ordine naturale. Perché la grazia non fa che sanare ed elevare la natura: lavora come lavora la natura: nella medesima direzione; secondo le medesime leggi e le medesime vere e buone inclinazioni; il Vangelo è rivelatore anche dell’ordine naturale! Basta meditare le pagine più belle dei veri pensatori (quelli che hanno avuto e che hanno parole di luce e di bontà: gli altri sono sofisti, adulteratori del vero) – Platone, Aristotele, Seneca, Cicerone ecc. – per vedere come le luci meridiane dell’Evangelo hanno già la loro alba nella ragione sana dell’uomo! Cinque principii, cinque fari per tutti noi. Non mettiamo mai per paura e per viltà la fiaccola sotto il moggio: teniamola alta: nessuno è più forte di chi ha come cintura di difesa le trincee inespugnabili del vero e del bene. Preghiamo insieme Colei che è chiamata turris fortitudinis e che è detta terribilis sicut castrorum acies ordinata: la più pura e la più dolce fra le creature: Maria.