Al Referendum Istituzionale del 2 giugno 1946 ci furono 12.717.923 voti per la Repubblica, 10.719.284 per la Monarchia.

Contemporaneamente fu eletta la Assemblea Costituente in cui sedettero 207 democristiani, 115 socialisti, 104 comunisti, 41 liberali, 23 repubblicani, 7 del partito d’azione, 30 dell’Uomo Qualunque, 13 di partiti minori.

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La Pira fu nominato componente della Commissione dei 75, incaricata di redigere il progetto della nuova Costituzione repubblicana ed entrò nella prima sottocommissione che ebbe il compito specifico di delineare i principi generali nonché i diritti di libertà: dai rapporti tra il cittadino e l’organizzazione statale (su cui svolse la relazione insieme a Lelio Basso), al complesso dei diritti sociali e la loro promozione, ai rapporti con la Chiesa cattolica (con la vicenda dell’articolo 7 alla cui soluzione La Pira portò un decisivo contributo).

Protagonista del dialogo che si instaurò nell’Assemblea tra le tre grandi anime culturali della Resistenza (quella marxista, quella laico-riformista e quella cattolico-democratica), La Pira non ha mai inteso il dialogo come dissimulazione delle proprie convinzioni: “il fatto che egli non abbia mai ostentato la sua fede – scrisse più tardi Aldo Moro – ma la abbia mostrata, intuendo che nessuno ne sarebbe stato turbato, dimostra la purezza del suo spirito ed il legame rigoroso che vi era tra il suo essere e il suo fare sociale”.

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