A Quasimodo: La poesia, canto dell’anima al suo Dio

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Pasqua 1930

Mio carissimo Totò,
grazie della tua lettera: ho veramente gioito, con quella gioia serena che tu sai provoca in me l’amicizia unica che ci lega in Cristo!
Esultiamo, esultiamo nella dolce allegrezza di Dio: Dio di Luce e di Gloria, Dio di bontà e di tenerezza!
Ho letto la tua poesia in «Solaria» e l’annunzio del tuo volume: mi sforzerò di scrivere in quell’occasione parole che rendano l’intimità del mio cuore.
Bene e santa cosa è che la tua poesia sia canto di un’anima al suo Dio: questo è il destino altissimo del canto: cantare in eterno la bellezza suprema della fonte di ogni esultanza: il Dio di bellezza infinita.
La poesia è chiamata a cogliere il palpito invisibile delle cose visibili: quelle parole interiori che ogni cosa possiede, quella forma che ad ogni cosa imprime come un sigillo ed un’orma della bellezza divina.
In questi giorni di lieta e serena esultanza io ti voglio ancora raccomandare il nostro dolce Gesù: amane con sempre crescente gratitudine la divinità velata nella sua innocente umanità; considerane sempre più la tenerezza; Egli ci ha rinnovata l’anima. Eravamo nella morte e ci ha tratti alla vita; eravamo nella colpa e ci ha rivestiti coi bianchissimi veli della sua divina purità. L’anima nostra è divenuta sposa immacolata di Cristo Signore! Quale miracolo più grande di questo? Ormai non cerchiamo che le cose del cielo: al cielo è rivolto il nostro cuore: e canta in esso e pesa in esso tutto l’amore eterno della nostra patria sospirata! La Gerusalemme celeste!
A quelli che non credono in Cristo rispondiamo con quest’unico argomento: Cristo solamente poteva compiere questo divinissimo miracolo della mia interiore resurrezione: Egli solo poteva aprirmi le porte del gaudio e dell’esultanza: Egli solo Dio fatto uomo -poteva rendere alla mia anima una verginità che la rende più splendente degli Angeli!
Ed in quest’amore pieno e confidente per Gesù rinnova con frequenza i tuoi giorni.
Tu l’avrai certamente ricevuto nel tuo cuore, pane di vita, il Signore Sacramentato: ebbene, abitua la tua anima ad avere più fame di questo pane: a sempre più dissetarsi a questa fonte d’acqua eterna!
Uniti nel comune sentimento di immensa gratitudine, con l’animo esultante di speranze immortali, cantiamo assieme agli Angeli: Alleluia, Alleluia!

aff.mo Giorgio

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